Se gli Stati Uniti impongono dazi, l’Europa dovrebbe tassare l’economia digitale

L’8 marzo 2025, il dibattito sui dazi e le politiche commerciali tra Stati Uniti ed Europa continua a sollevare interrogativi cruciali. Gli Stati Uniti, in particolare, giustificano l’implementazione di tariffe sulle importazioni come risposta a una percepita perdita di competitività nel mercato interno, un fenomeno che attribuiscono alla globalizzazione e ai suoi effetti negativi sulla manifattura americana.

Le ragioni dietro i dazi americani

La posizione degli Stati Uniti si fonda sull’idea che l’Imposta sul Valore Aggiunto (Iva) applicata all’importazione funzioni come un dazio. Secondo il codice doganale europeo, l’Iva è considerata una voce doganale. Questo porta a un confronto ineguale: mentre l’Iva media nell’Unione Europea si attesta intorno al 21%, gli Stati americani applicano aliquote significativamente più basse, circa l’8%. Da questo punto di vista, gli Stati Uniti percepiscono un’ingiustizia che richiede un intervento correttivo.

L’argomento principale a favore dell’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti è che le loro imposte sui consumi sono inferiori rispetto alla media europea. Tuttavia, è importante notare che l’Iva è un’imposta generalizzata, applicata a tutti i beni e servizi, senza distinzione di origine. Questo aspetto rende l’imposta non discriminatoria e suscita interrogativi sulle reali motivazioni dietro l’implementazione di dazi.

In aggiunta, l’introduzione di dazi potrebbe influenzare i tassi di cambio e di interesse. Se gli Stati Uniti dovessero ridurre le importazioni a causa delle nuove tariffe, la valuta americana potrebbe apprezzarsi, portando a ripercussioni sui tassi di interesse e sul mercato finanziario.

L’Europa e i servizi digitali

Dall’altra parte dell’oceano, l’Europa deve considerare l’impatto degli acquisti di servizi digitali dagli Stati Uniti. Questo segmento di mercato, che include servizi come streaming, software e prenotazioni online, è in continua espansione e difficile da quantificare. Le statistiche attuali non riescono a catturare l’entità di questi acquisti e, pertanto, è complesso determinare il surplus commerciale europeo tenendo conto di questi servizi.

Una valutazione accurata del surplus commerciale europeo dovrebbe considerare gli acquisti di servizi digitali dagli Stati Uniti per capire se esista realmente un disequilibrio. Il sistema dei dazi attuale è basato su un modello economico obsoleto, che risale a decenni fa, focalizzato sul passaggio fisico delle merci attraverso le dogane.

Oggi, molte delle principali aziende americane, come piattaforme di e-commerce e fornitori di servizi digitali, operano in un contesto economico radicalmente diverso, caratterizzato da un’elevata dematerializzazione. Questo cambiamento richiede una revisione delle politiche commerciali e fiscali esistenti.

Il futuro della tassazione nell’economia digitale

La mancanza di un consenso politico a livello internazionale ha bloccato l’ambizioso progetto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) di stabilire regole sovranazionali per la tassazione delle imprese digitali. Questa situazione ha portato a una normativa obsoleta che non consente una corretta ripartizione della fiscalità tra le diverse giurisdizioni.

Se gli Stati Uniti continueranno a tassare le importazioni dalla vecchia economia europea, l’Europa potrebbe dover considerare l’implementazione di misure adeguate per la tassazione dell’economia digitale. Ciò potrebbe prevenire l’emergere di iniziative unilaterali inefficaci da parte dei singoli Stati membri, creando un quadro normativo più coeso e funzionale.

L’evoluzione delle relazioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa richiede una riflessione approfondita sulle politiche fiscali e sulle strategie economiche, con l’obiettivo di affrontare le sfide di un mercato globale in continua trasformazione.

Published by
Ludovica Loringa