
La crisi geopolitica scaturita dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 ha spinto l’Unione Europea a riconsiderare seriamente la propria strategia in ambito di difesa. L’offensiva russa ha riacceso il dibattito sulla necessità di un’industria della difesa europea coesa e pronta a rispondere a minacce di guerra convenzionale ad alta intensità. L’assistenza militare fornita dall’UE all’Ucraina ha messo in evidenza le carenze delle industrie della difesa europee, incapaci di soddisfare le esigenze di una risposta militare adeguata.
Considerazioni sulla prontezza dell’UE in ambito difensivo
La mancanza di preparazione ha portato a tre principali considerazioni riguardo alla prontezza dell’UE in ambito difensivo. In primo luogo, gli Stati membri hanno mostrato difficoltà nel sostenersi reciprocamente con riserve di armamenti sufficienti in caso di attacco. Due fattori principali contribuiscono a questa situazione. Da un lato, le scorte di munizioni sono risultate insufficienti: secondo le norme NATO, gli Stati dovrebbero mantenere almeno 30 giorni di munizioni di riserva, ma all’inizio dell’invasione russa, la Bundeswehr tedesca aveva riserve per soli due giorni di combattimenti intensi, mentre il Regno Unito per otto giorni. Dall’altro lato, le infrastrutture di trasporto non sono state adeguatamente potenziate per consentire il movimento rapido delle attrezzature militari, come i carri armati Leopard da 62 tonnellate.
Complicazioni nel trasporto di merci militari
In Germania, circa il 10% dei ponti autostradali necessita di ristrutturazione. L’assenza di un “Schengen militare” all’interno dell’Unione complica ulteriormente la situazione, poiché il trasporto di merci militari richiede permessi speciali, a differenza dei trasporti civili che possono muoversi liberamente. Nel 2018, l’Unione Europea ha avviato un progetto per la mobilità militare, con l’obiettivo di ridurre il rilascio dei permessi a cinque giorni lavorativi, ma tale traguardo non è stato raggiunto. Nel novembre 2022, l’UE ha lanciato un piano d’azione per la mobilità militare 2.0, invitando gli Stati membri a rispettare il termine fissato, con l’intento di raggiungere un’efficienza operativa entro il 2024.
Necessità di una risposta coordinata in caso di emergenza
Questa situazione ha messo in evidenza la necessità di una risposta rapida e coordinata in caso di emergenza, come previsto dall’articolo 5 della NATO e dall’articolo 42.7 del Trattato sull’Unione Europea. In secondo luogo, l’Unione ha mostrato lacune significative nella capacità di rilanciare la produzione militare. Adeguate capacità produttive sono essenziali per sostenere conflitti prolungati, ma l’Unione Europea non si era preparata a un possibile ritorno di guerre ad alta intensità sul continente. La bussola strategica per la sicurezza e la difesa, elaborata nel 2022, non ha previsto il rischio di conflitti tra Stati di pari potenza, né ha considerato la necessità di risposte rapide a tali situazioni.
Incentivi per le industrie della difesa
Queste carenze hanno costretto l’Unione a sviluppare incentivi per le industrie della difesa, dopo che la guerra in Ucraina aveva già esaurito le scorte militari europee. I produttori di difesa, impegnati in contratti a lungo termine con altri clienti, erano riluttanti a investire nell’espansione delle loro linee di produzione senza garanzie. Inoltre, l’Unione disponeva di un margine limitato per investimenti aggiuntivi nel settore della difesa, a causa del QFP prenegozato per il periodo 2021-2027.
Risposte di emergenza per supportare l’Ucraina
Entro la seconda metà del 2023, circa 18 mesi dopo l’invasione, la Commissione Europea aveva messo a punto due risposte di emergenza per supportare l’Ucraina: la legge da 500 milioni di euro per la produzione di munizioni (ASAP) e la legge sul rafforzamento dell’industria della difesa europea tramite appalti comuni (EDIRPA) da 300 milioni di euro. Tuttavia, queste misure si sono rivelate insufficienti nel rispondere alle enormi esigenze sul campo di battaglia. Nel marzo 2023, l’Unione si era impegnata a fornire all’Ucraina un milione di proiettili da 155 mm entro un anno, ma è riuscita a consegnare solo la metà dell’importo promesso. Si stima che nel 2024 l’Ucraina avrà bisogno di 200.000 proiettili da 155 mm al mese per mantenere un vantaggio sui russi, evidenziando l’inaffidabilità delle risposte di emergenza dell’UE e la necessità di una “prontezza strutturale” in ambito difensivo.
Cooperazione tra difesa e industria
Promuovere la cooperazione tra difesa e industria in tempo di pace è fondamentale per compensare la carenza di investimenti nella difesa nazionale e ridurre la necessità di risposte emergenziali. Tuttavia, molte aziende storiche del settore hanno delocalizzato gran parte della loro produzione all’estero, creando una sfida significativa per l’Europa. La nuova strategia europea per l’industria della difesa ha l’obiettivo di riportare nel continente la capacità industriale necessaria per garantire una difesa efficace.
Strategia europea per la difesa
La pubblicazione della European Defence Industrial Strategy (EDIS) il 5 marzo 2024 rappresenta una risposta diretta all’evoluzione del contesto di sicurezza europeo, evidenziando le vulnerabilità strategiche e industriali dell’Unione, in particolare la dipendenza da fornitori extraeuropei, soprattutto statunitensi.
Visione della Presidente della Commissione Europea
La strategia delineata dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presenta una visione chiara fino al 2035, mirata a rafforzare la capacità industriale e tecnologica degli Stati membri, rendendo l’industria della difesa europea più resiliente e competitiva. Negli ultimi anni, il budget per la difesa degli Stati membri ha mostrato un aumento significativo, passando da 171 miliardi di euro nel 2014 a circa 290 miliardi nel 2023, con proiezioni che potrebbero raggiungere i 350 miliardi nel 2024. Questo incremento riflette un impegno politico chiaro da parte dei paesi membri per affrontare una minaccia percepita come sempre più concreta.
Nuove strutture istituzionali e finanziarie
Il lancio della strategia EDIS include la creazione di nuove strutture istituzionali e finanziarie, come il programma europeo per l’industria della difesa (EDIP), con un budget iniziale di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027. Questo programma mira a facilitare la cooperazione tra Stati membri lungo l’intero ciclo di vita delle attrezzature militari. Saranno introdotti anche meccanismi come il fondo per accelerare la trasformazione delle catene di approvvigionamento della difesa (FAST), che garantirà finanziamenti specifici per piccole e medie imprese.
Fondo per l’acquisto congiunto di materiali militari
Parallelamente, il Commissario UE per il Mercato Interno, Thierry Breton, ha proposto l’istituzione di un fondo di 100 miliardi di euro, destinato all’acquisto congiunto di materiali militari prodotti nell’UE, per ridurre la dipendenza da forniture estere. Tuttavia, esperti di think tank come Bruegel e CSIS hanno sollevato dubbi sulla capacità di questi strumenti di generare impatti significativi senza obiettivi vincolanti e considerando l’insufficienza relativa degli stanziamenti rispetto ai bisogni reali dell’industria della difesa europea.
Risposta necessaria ma incompleta
La EDIS emerge come una risposta necessaria ma ancora incompleta, evidenziando la consapevolezza che l’Unione Europea deve accelerare il rafforzamento della propria capacità industriale di difesa per rispondere a un contesto geopolitico in rapida evoluzione.
Criticità della base tecnologica industriale della difesa europea (EDTIB)
Un aspetto cruciale evidenziato dalla EDIS è la frammentazione della Base Tecnologica Industriale della Difesa Europea (EDTIB). Secondo il rapporto della Commissione Europea e analisi del Jacques Delors Centre, questa frammentazione limita la capacità europea di affrontare situazioni di crisi come quella in Ucraina. A livello di domanda, la frammentazione è causata dalla prevalenza degli approvvigionamenti nazionali rispetto a quelli cooperativi. Nel 2022, solo il 18% degli investimenti in programmi di difesa è stato realizzato attraverso modalità cooperative tra Stati membri, ben al di sotto dell’obiettivo del 35% fissato dall’EDA.
Duplicazioni degli investimenti e inefficienze strategiche
Questa situazione porta a duplicazioni degli investimenti, sprechi di risorse e riduzione delle economie di scala, essenziali per garantire la competitività dell’industria della difesa europea. Progetti paralleli e non interoperabili, come i diversi modelli di caccia militari presenti in Europa (Eurofighter, Rafale, Gripen, F-35), aumentano i costi operativi e limitano l’efficacia delle operazioni congiunte.
Urgenza di aggiornare armamenti e sistemi
Il rapporto Delors sottolinea anche l’urgenza di aggiornare armamenti e sistemi, in particolare i droni da ricognizione e combattimento, sempre più centrali nei conflitti moderni. La dipendenza da tecnologie extraeuropee rappresenta un ulteriore punto critico: tra febbraio 2022 e giugno 2023, il 78% delle acquisizioni europee di equipaggiamenti militari è avvenuto al di fuori dell’UE, con il 63% negli Stati Uniti. Ciò indica non solo una debolezza strutturale dell’EDTIB, ma anche una vulnerabilità strategica che limita la sovranità dell’Unione Europea.
Il quadro finanziario europeo per la difesa (EDIP e altre iniziative)
Il quadro finanziario delineato dalla EDIS si fonda principalmente sul Programma Europeo per l’Industria della Difesa (EDIP), che prevede un budget iniziale di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027. Tuttavia, esperti hanno criticato questo importo, considerato insufficiente rispetto al fatturato annuale stimato dell’industria della difesa europea, di circa 70 miliardi di euro. Per affrontare questa insufficienza, sono state avanzate proposte come quelle del Commissario Thierry Breton, che ha suggerito l’emissione di obbligazioni comuni europee per raccogliere un fondo di 100 miliardi di euro per l’acquisto congiunto di materiali militari prodotti in Europa.
Aumento delle risorse destinate alla difesa
Parallelamente, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha rivisto la propria politica di finanziamento, aumentando significativamente le risorse destinate alla difesa. Nel 2024, la BEI ha stanziato circa 1 miliardo di euro per progetti legati alla sicurezza, con previsioni di ulteriori aumenti nel 2025. Inoltre, sono stati previsti meccanismi finanziari innovativi, come il FAST, dedicato al finanziamento di PMI e mid-cap nel settore della difesa, per migliorare la resilienza della catena di approvvigionamento industriale europea.
Dubbi sulla reale capacità delle misure proposte
Tuttavia, permangono dubbi sulla reale capacità di queste misure di produrre risultati concreti, soprattutto in assenza di obiettivi vincolanti per gli Stati membri. Esperti di centri di ricerca hanno evidenziato che senza un aumento significativo dei finanziamenti e senza obblighi chiari, l’impatto di tali misure potrebbe risultare limitato.
Tipologie di armamenti da aggiornare e problematiche associate
La EDIS identifica chiaramente le tipologie di armamenti che necessitano di aggiornamenti urgenti, evidenziando aree critiche in cui la capacità operativa delle forze armate europee è compromessa. Gli aerei da trasporto militare, in particolare il progetto A400M, necessitano di un immediato ammodernamento, poiché hanno sofferto di significativi ritardi e problematiche operative. Anche i sistemi terrestri, come il progetto franco-tedesco Main Ground Combat System (MGCS), hanno subito ritardi a causa di complicazioni politiche e industriali.
Problematiche nel settore navale e carenza di munizioni
Nel settore navale, la mancanza di standardizzazione tra le flotte comporta elevati costi operativi e inefficienze strategiche. Un’area critica è rappresentata dalla carenza di munizioni, evidenziata dalle scorte insufficienti di alcuni Stati membri all’inizio dell’invasione russa. Inoltre, le infrastrutture esistenti non supportano una mobilitazione rapida, richiedendo investimenti per migliorare ponti e ferrovie.
Azione concertata e urgente a livello europeo
Queste problematiche evidenziano la necessità di un’azione concertata e urgente a livello europeo per affrontare le vulnerabilità e garantire una maggiore autonomia strategica.
Analisi critica degli strumenti finanziari dell’EDIS e problematiche di finanziamento
Il successo della EDIS dipende dagli strumenti finanziari previsti, in particolare dall’EDIP, dotato di un budget iniziale di 1,5 miliardi di euro per il periodo 2025-2027. Tuttavia, questo stanziamento appare limitato rispetto alle esigenze finanziarie dell’EDTIB, il cui fatturato annuo è stimato intorno ai 70 miliardi di euro. Per colmare questa discrepanza, il Commissario Thierry Breton ha proposto un fondo di 100 miliardi di euro per supportare l’acquisto congiunto di materiali militari prodotti nell’UE.
Ostacoli politici ed economici da superare
Nonostante l’ambizione della proposta, esperti hanno sollevato dubbi sulla sua fattibilità, evidenziando la necessità di obiettivi vincolanti e di un aumento significativo dei contributi nazionali. Parallelamente, la BEI ha annunciato un incremento dei finanziamenti per progetti di difesa, raddoppiando o triplicando il budget nel 2025 rispetto al 2024, aprendo la possibilità di finanziare anche infrastrutture militari.
Aggiornamenti recenti ufficiali della UE e sviluppi finanziari e politici sulla difesa
Nel marzo 2025, le istituzioni europee hanno compiuto ulteriori passi significativi riguardo alla EDIS, con la Commissione Europea che ha confermato l’intenzione di accelerare l’implementazione del programma “ReArm Europe”. Il 14 marzo 2025, Ursula von der Leyen ha ribadito l’obiettivo di destinare fino a 800 miliardi di euro per sviluppare capacità