
Il 5% dei posti di lavoro nell’Unione Europea è ancora concentrato in settori ad alta inquinamento, i quali necessitano di una transizione verso pratiche più sostenibili. È evidente che il finanziamento pubblico sia essenziale per la riqualificazione di questi lavoratori, ma è altrettanto importante che le aziende contribuiscano attivamente a questo processo. Un approccio globale alla strategia industriale è fondamentale, così come l’applicazione di condizioni sociali in tutta l’economia.
Incontro a Bruxelles
Nel mese scorso, a Bruxelles, i leader sindacali europei si sono riuniti in un incontro congiunto della Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC) e del Gruppo dei Lavoratori del Comitato Economico e Sociale Europeo. Durante questo incontro, è emersa con urgenza la necessità di porre il lavoro al centro della transizione verde in Europa. Nel 2022 ho avuto l’opportunità di parlare al gruppo Labour7, composto dalle confederazioni sindacali dei paesi del G7, durante i meeting tenutisi a Berlino, in Germania. L’anno precedente, avevo avuto l’onore di tenere una lezione annuale presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Questi dibattiti sono più rilevanti che mai, considerando che la quota di reddito globale destinata al lavoro è in costante diminuzione e che è fondamentale dare una voce più forte ai lavoratori nella progettazione delle nostre economie, oltre a lottare per una distribuzione più equa delle risorse.
Il concetto di transizione giusta
La discussione all’ETUC ha messo in luce una verità cruciale: il concetto di “transizione giusta” è diventato un termine di moda nei circoli politici. Tuttavia, la storia dimostra che le transizioni non sono mai giuste per natura; devono essere negoziate e conquistate. Senza posizionare il lavoro al centro della politica industriale verde, non ci sarà nulla di giusto in questo processo.