Il contributo per le donne vittime di violenza domestica aumenta, passando da 400 a 500 euro al mese. Questa decisione è stata formalizzata tramite un decreto firmato il 2 dicembre 2024 dal ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, in collaborazione con i ministri del Lavoro e dell’Economia. Il fondo dedicato a questo intervento prevede un investimento complessivo di 30 milioni di euro, suddivisi in 10 milioni all’anno per il triennio 2024-2026. Tuttavia, l’associazione D.i.Re ha espresso preoccupazioni riguardo a questa misura, definendola tardiva e insufficiente.
Il bonus, noto come Reddito di Libertà, è destinato a donne che si trovano in condizioni di povertà e sono seguite da centri antiviolenza riconosciuti. Questa misura si applica per un periodo di 12 mesi e può essere richiesta da donne con o senza figli. Il contributo è parte di un’iniziativa più ampia per favorire l’emancipazione economica delle donne che hanno subito violenza. Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, stabilisce chiaramente i requisiti e le modalità di accesso a questo supporto.
Il fondo, inizialmente previsto per 30 milioni, riceverà un ulteriore milione di euro grazie all’ultima legge di bilancio. Il Reddito di Libertà è compatibile con altre forme di sostegno, come l’assegno di inclusione, e rappresenta un passo importante per aiutare le donne a raggiungere un’indipendenza economica. Le domande per accedere al contributo possono essere presentate a partire dal 18 aprile 2025 fino al 31 dicembre 2025, attraverso gli operatori comunali.
Le interessate possono trovare informazioni dettagliate sulla presentazione delle domande sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità. È importante che i comuni accedano al sistema per gestire le domande, le istruzioni e il software necessari per facilitare il processo. Il Reddito di Libertà rappresenta un’opportunità significativa per le donne in difficoltà, ma è fondamentale che le informazioni siano diffuse in modo appropriato affinché tutte le potenziali beneficiarie possano accedere a questo supporto.
Il contributo mira a fornire un sostegno concreto a chi sta affrontando situazioni di violenza e povertà, consentendo una maggiore stabilità economica. La procedura di richiesta è stata pensata per essere accessibile, ma richiede un’adeguata sensibilizzazione e informazione da parte delle istituzioni.
L’associazione D.i.Re, che si occupa di sostenere le donne vittime di violenza, ha sollevato forti critiche riguardo all’efficacia del Reddito di Libertà. Nonostante l’aumento del contributo, l’associazione sottolinea che i fondi messi a disposizione sono ancora insufficienti per coprire il reale fabbisogno. Con soli 10 milioni di euro all’anno destinati al triennio 2024-2026, si stima che poco più di 1600 donne all’anno possano beneficiare del contributo. Questo dato è allarmante considerando che, nei primi dieci mesi del 2024, le sole associazioni della Rete D.i.Re hanno accolto oltre 21.000 donne.
Antonella Veltri, presidente dell’associazione, ha dichiarato che il ritardo nell’implementazione di questa misura crea incertezze per le donne che cercano di uscire da situazioni di violenza. La mancanza di risorse adeguate e il tempo necessario per l’attuazione di queste politiche mettono a rischio la credibilità delle istituzioni nel sostenere le donne in difficoltà. La richiesta dell’associazione è chiara: è necessario un impegno maggiore da parte dello Stato per garantire un supporto efficace e tempestivo a chi affronta percorsi di uscita dalla violenza.