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Nel 2050, i nuovi reattori nucleari potrebbero contribuire a produrre tra l’11 e il 22% dell’energia elettrica consumata in Italia. Questo scenario si prefigura nel contesto di una ripresa dell’energia nucleare nel nostro Paese, prevista per la fine del decennio.
Secondo recenti analisi, lo sviluppo del nucleare non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei, potrebbe generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per l’industria italiana. Questo comporterebbe un valore aggiunto di 14,8 miliardi e la creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, si stima un risparmio economico tra gli otto e i dieci miliardi di euro sull’importazione di energia, grazie all’integrazione del nucleare nel mix energetico nazionale.
La decarbonizzazione dell’energia
Il ritorno dell’energia nucleare in Italia è sostenuto da una nuova analisi di EY, intitolata “Nucleare Italia: il punto della situazione”. Il governo italiano ha approvato il 28 febbraio 2025 una legge delega per regolare l’intero ciclo di vita della nuova energia sostenibile. Questa scelta è stata motivata dalla necessità di decarbonizzare l’economia nazionale, in linea con l’obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2050, fissato da Bruxelles, che prevede traguardi intermedi per il 2030. Il nucleare è stato inserito nella cosiddetta “tassonomia green”, che include le fonti di energia considerate sostenibili.
Le prospettive per il futuro
Paola Testa, leader della divisione energia e risorse di EY per l’Europa occidentale, ha sottolineato che “l’energia nucleare sta emergendo come uno strumento essenziale nel contrastare il cambiamento climatico”. Ha evidenziato l’importanza della collaborazione tra istituzioni, mondo accademico e settore industriale per rafforzare il percorso verso la transizione energetica. Secondo le previsioni per il 2025, gli investimenti nel nucleare potrebbero generare un impatto economico complessivo di 50,3 miliardi di euro. Tuttavia, resta da vedere se l’Italia sarà pronta a riattivare il nucleare, utilizzando tecnologie moderne come gli Small Modular Reactor, dopo la chiusura delle centrali nel 1987.
Le competenze richieste nella filiera
Nonostante la sospensione della produzione di energia nucleare, la filiera industriale italiana ha mantenuto competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura, ad eccezione del settore di fornitura e arricchimento dell’uranio. Secondo il rapporto di EY, nel 2022 le aziende italiane specializzate nel nucleare hanno generato un valore economico di circa 4,1 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 1,3 miliardi e circa 13.500 dipendenti. Focalizzandosi solo sulle imprese direttamente coinvolte nel nucleare, il fatturato del 2022 si attesta a 457 milioni di euro, impiegando circa 2.800 persone. Sarà fondamentale sviluppare competenze adeguate per coprire l’intero spettro delle figure professionali necessarie, attraverso percorsi formativi specifici per tecnici, ingegneri e operatori del settore, prestando particolare attenzione alla progettazione, costruzione di impianti, gestione operativa dei reattori e smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi, anche attraverso la formazione di profili provenienti dagli ITS.