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Ho avuto l’opportunità di dialogare con Robert Boyer, un economista di spicco e uno dei fondatori della teoria della regolazione, in una mattina di fine gennaio 2025. Il nostro incontro ha avuto luogo a Parigi, precisamente sulla Rive Gauche, in un bar dal carattere industriale chiamato Le Nouvel Institut, noto per i suoi prezzi accessibili e per la sua vicinanza all’Université de Jessieu, un luogo emblematico delle manifestazioni del Maggio 1968, ancora frequentato da studenti e docenti.
Boyer mi ha accolto in una saletta appartata, con il computer aperto sul tavolo, pronto a discutere delle sue idee e delle sue ricerche.
Origini e sviluppo della teoria della regolazione
La teoria della regolazione si distingue dalla concezione tradizionale di equilibrio di mercato, che sostiene che la concorrenza porti a un equilibrio naturale. Boyer spiega che il capitalismo è intrinsecamente caratterizzato da fasi di espansione, crisi e aggiustamenti, elementi che la teoria della regolazione cerca di analizzare. La sua origine risale agli anni Settanta, quando Boyer e i suoi colleghi, tra cui Michel Aglietta, furono incaricati di sviluppare modelli economici per lo Stato francese. Tuttavia, questi modelli non furono in grado di prevedere lo shock petrolifero del 1973, un evento che ha segnato un cambiamento epocale.
Negli anni successivi, il gruppo di economisti si è concentrato sull’analisi del fordismo e delle sue implicazioni. Durante il periodo delle Trente Glorieuses, i lavoratori salariati rappresentavano il fulcro della produzione di massa, contribuendo alla stabilità del regime di accumulazione. Con l’evoluzione del contesto economico, Boyer ha osservato la nascita di nuovi regimi di accumulazione, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove l’innovazione e la globalizzazione hanno preso il sopravvento.
Boyer ha sottolineato l’importanza di un modello anthropogenétique, in cui le fonti di accumulazione non derivano solo dalla finanza o dalla tecnologia, ma anche da investimenti in istruzione, salute e cultura. Questa visione si riflette in esempi come il Giappone, dove la stagnazione economica è compensata da un incremento della speranza di vita grazie a investimenti nel settore sanitario.
Il rapporto tra istituzioni e economia
Il recente premio Nobel per l’economia è stato assegnato a Daron Acemoglu, James Robinson e Simon Johnson, studiosi che, come Boyer, attribuiscono grande importanza alle istituzioni. Tuttavia, Boyer distingue il suo approccio da quello di Acemoglu. Mentre il lavoro di Acemoglu si concentra su istituzioni buone e cattive, Boyer e il suo gruppo studiano il cambiamento delle istituzioni nel corso del tempo. La loro analisi non si limita a una dicotomia, ma esplora cinque diversi tipi di capitalismo.
Boyer evidenzia come la teoria di Frédéric Lordon sull’endo-metabolismo possa spiegare le crisi economiche senza ricorrere a fattori esterni, affermando che il successo stesso di un modello di accumulazione può portare a cambiamenti destabilizzanti. In questo contesto, le istituzioni emergono come il risultato di processi politici piuttosto che come elementi predefiniti, dando priorità al ruolo della politica nell’economia.
Il Messico e le sfide politiche recenti
Robert Boyer ha recentemente visitato il Messico, un paese di cui ha una profonda conoscenza. Durante il nostro incontro, ha analizzato la traiettoria politico-economica del Messico e l’operato dei presidenti di sinistra, Andrés Manuel López Obrador e Claudia Sheinbaum. Boyer ricorda che, durante la sua prima visita, il Messico era governato dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), che aveva creato istituzioni neocorporativiste. Tuttavia, la crisi economica ha colpito il paese, portando a un’integrazione con il mercato americano e a un’apertura politica.
L’alleanza di Obrador con partiti precedentemente sconfitti ha rappresentato una novità significativa, mirata a riparare i danni del neoliberalismo. Tuttavia, la nuova presidente Sheinbaum si trova a dover affrontare sfide importanti, tra cui l’impatto delle politiche mercantiliste di Trump e la difficoltà di mantenere la crescita economica.
Boyer sta attualmente lavorando a un libro con un collega del Collegio del Messico, che analizza il divario crescente tra i super-ricchi e le classi medie e vulnerabili, evidenziando come la retorica politica possa mascherare la realtà dei rapporti di forza economici.
La crisi politica in Francia
La situazione politica in Francia è caratterizzata da una crisi profonda. Boyer osserva che il modello fordista, che garantiva vantaggi reciproci tra produttività e salari, ha subito un declino. Le multinazionali francesi hanno spostato i loro profitti all’estero, mentre il governo ha cercato di incentivare il loro rientro abbassando le tasse, creando un deficit strutturale. Le promesse elettorali di Macron si sono rivelate irrealizzabili, contribuendo al suo declino.
Inoltre, l’uso dell’articolo 49 della Costituzione per far passare la legge sulle pensioni senza una maggioranza ha suscitato forti contestazioni. Il parlamento, ora diviso tra sinistra, centro ed estrema destra, si trova in una situazione di stallo. Boyer avverte che i partiti politici sembrano perseguire i propri interessi piuttosto che quelli della collettività , mentre la vera sfida rimane quella di trovare risposte politiche efficaci in un contesto di crescente instabilità .