
La Russia ha dimostrato una notevole capacità di adattamento alle sanzioni imposte dall’Occidente, aprendo le sue porte alla Cina e alle criptovalute. Questa affermazione emerge dal recente rapporto del CASE, il Center of Analysis and Strategies in Europe, presentato a Parigi nel febbraio 2025. Secondo lo studio, le misure restrittive adottate negli ultimi tre anni non solo non hanno isolato Mosca, ma hanno anche contribuito a creare una “economia mondiale parallela“, in grado di eludere i controlli occidentali.
Le sanzioni e il loro impatto
L’agenzia Reuters ha riportato che, mentre Donald Trump sta considerando un piano per allentare le sanzioni contro la Russia, il rapporto del CASE evidenzia come le sanzioni finanziarie imposte dall’Occidente non abbiano raggiunto il loro obiettivo principale: ridurre la capacità della Russia di finanziare la guerra in Ucraina. Sebbene le sanzioni abbiano inflitto danni significativi all’economia russa, con un crollo record del rublo nel 2024 e un aumento dell’inflazione, Mosca ha saputo adattarsi. L’analisi del CASE suggerisce che, sebbene le sanzioni abbiano avuto un impatto negativo, la Russia ha trovato modi per “raggirare” queste misure, sfruttando le relazioni con i paesi del Sud globale e utilizzando massicciamente le criptovalute.
Il primo pacchetto di sanzioni europee è stato introdotto alla fine di febbraio 2022, subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Le misure includevano il divieto di esportazione di tecnologie avanzate, il congelamento dei beni della Banca centrale russa e l’esclusione di alcune banche russe dal sistema di pagamento Swift. L’ultimo pacchetto di sanzioni, il sedicesimo, è stato approvato dal Consiglio dell’Unione Europea il 24 febbraio 2025, in coincidenza con il terzo anniversario della guerra, e ha colpito settori cruciali come l’energia e l’alluminio.
La nuova economia russa
Il rapporto del CASE, redatto da economisti russi in esilio, sottolinea come la Russia sia diventata un “centro di un’economia mondiale parallela“. Dmitri Nekrassov, direttore del CASE, ha spiegato che oltre l’80% dei pagamenti per il commercio estero russo sono ora effettuati in rubli o in valute dei paesi alleati, principalmente lo yuan cinese. Inoltre, tra il 60% e il 70% delle transazioni avviene tramite nuovi strumenti finanziari che sfuggono al controllo occidentale.
Lo studio si basa su interviste con 29 uomini d’affari russi esiliati, evidenziando il ruolo centrale della Cina come principale partner commerciale della Russia. Tra gennaio e ottobre 2024, il commercio con la Cina ha rappresentato il 34,6% del totale, un incremento significativo rispetto al 18,6% del 2021. Per eludere le sanzioni, Mosca e Pechino hanno sviluppato strumenti di transazione opachi, come conti bancari “mirror“, che consentono il trasferimento di capitali in rubli e yuan senza che le autorità occidentali possano monitorarli.
In risposta alle sanzioni, la Russia ha anche aperto le porte alle criptovalute, autorizzando le aziende a utilizzare bitcoin e altre valute digitali per le transazioni con i suoi principali partner, inclusi Turchia, India ed Emirati Arabi Uniti. Attualmente, la Russia si posiziona come il secondo leader mondiale nell’estrazione di criptovalute, segnando un cambiamento significativo nel panorama economico globale.