
Dal 2 aprile 2025, l’industria italiana si prepara a fronteggiare un cambiamento significativo nel panorama commerciale globale a causa dell’introduzione di nuovi dazi statunitensi. Questo sviluppo, che coinvolge una vasta gamma di prodotti, dalle bevande al settore automobilistico, potrebbe avere ripercussioni gravi per l’economia italiana. Nel corso del primo consiglio dei ministri della nuova amministrazione presieduta da Donald Trump, è stata annunciata l’applicazione di tariffe doganali pari al 25% sui prodotti europei, una decisione che potrebbe compromettere ulteriormente gli scambi tra Italia e Stati Uniti.
Esportazioni italiane verso gli Stati Uniti
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 39 miliardi. Questo dato evidenzia come l’Italia sia tra i Paesi più vulnerabili a tali restrizioni, considerando che circa il 22,2% delle sue esportazioni extra-Ue è destinato agli Stati Uniti, una percentuale superiore alla media europea del 19,7%.
Settori più colpiti
Le stime indicano che i dazi americani potrebbero comportare per le aziende italiane perdite comprese tra 4 e 7 miliardi di euro, secondo Prometeia, un istituto specializzato in previsioni economiche. Quattro settori in particolare si trovano a dover affrontare le conseguenze più gravi di questa situazione: le bevande, in particolare il vino, le automobili, altri mezzi di trasporto come yacht e motocicli, e i medicinali.
Il vino italiano, e in particolare il prosecco, che ha visto un notevole incremento delle vendite negli Stati Uniti, sarà tra i più penalizzati. Anche i beni di lusso, come borse e scarpe made in Italy, subiranno un aumento dei prezzi, rendendo questi articoli meno accessibili ai consumatori americani. Inoltre, i macchinari industriali, tradizionalmente un punto di forza dell’export italiano, potrebbero subire un impatto significativo. Le previsioni di Sace, l’agenzia che fornisce supporto alle esportazioni italiane, indicano che la situazione potrebbe deteriorarsi ulteriormente a partire dal 2026, con un impatto annuale sull’export che potrebbe arrivare a 6,8 miliardi di euro.
Impatto sulle piccole e medie imprese
Un ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalle piccole e medie imprese italiane, che costituiscono la spina dorsale dell’economia nazionale. Molte di queste aziende non dispongono delle risorse finanziarie necessarie per assorbire i costi aggiuntivi derivanti dai dazi o per spostare rapidamente la produzione negli Stati Uniti, a differenza delle grandi multinazionali.
Strategie di risposta
La minaccia dei dazi americani spinge l’Europa a riconsiderare le proprie strategie commerciali a livello globale. Questo contesto si presenta in un momento di difficoltà economica, poiché le aziende stanno già affrontando costi crescenti a causa delle nuove normative ambientali introdotte dal Green deal europeo. Secondo quanto affermato da Confindustria, le aziende devono investire ingenti somme per adeguarsi a queste normative, il che potrebbe compromettere la loro competitività a livello globale.
In questo scenario, l’Europa rischia di perdere quote di mercato proprio mentre si trova ad affrontare un rallentamento economico, con la produzione industriale in calo in diversi Stati membri, compresa l’Italia. La situazione richiede un’attenta riflessione e azioni strategiche per garantire la stabilità e la crescita del settore produttivo europeo.