
La Cina, sotto la guida del premier Li Qiang, sta affrontando una fase di ristrutturazione economica spinta dalle pressioni dei dazi imposti dagli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump. Queste misure hanno costretto Pechino a riconsiderare le proprie politiche, concentrandosi maggiormente sullo stimolo alla domanda interna per mitigare gli effetti delle restrizioni commerciali.
Il 5 marzo 2025, durante la seduta annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo a Pechino, Li ha delineato il piano economico per l’anno in corso. Il premier ha messo in evidenza la necessità di adattarsi a un “ambiente esterno sempre più complesso e severo”, che minaccia di influenzare negativamente le dinamiche commerciali e tecnologiche del paese. Il riferimento implicito è alle politiche di Washington, che continuano a creare incertezze nel panorama commerciale globale.
Obiettivi economici della Cina
Pechino ha fissato obiettivi chiari per il 2025, puntando a una crescita del 5%, lo stesso target degli ultimi due anni, ma con una percezione di maggiore ambizione rispetto al passato. Inoltre, il governo cinese mira a mantenere l’inflazione al consumo al 2%, in un contesto di deflazione che sta caratterizzando il mercato. Un altro aspetto rilevante è l’aumento del budget per la difesa, che crescerà del 7,2%, raggiungendo 1,78 trilioni di yuan (circa 245 miliardi di dollari), seconda solo a quella degli Stati Uniti.
Li ha sottolineato l’importanza di trasformare la domanda interna nel motore principale della crescita economica. La Cina intende abbandonare il modello economico incentrato sugli investimenti, cercando di risolvere la crisi del settore immobiliare e stimolando i consumi. Attualmente, la spesa delle famiglie rappresenta circa il 40% del PIL, rispetto al 50-70%% delle economie più sviluppate. Gli investimenti, che costituiscono un altro 40%% dell’economia cinese, sono significativamente più alti rispetto agli Stati Uniti.
Sussidi e innovazione tecnologica
Nel suo intervento, Li ha annunciato un piano di sussidi pari a 300 miliardi di yuan per incentivare l’acquisto di auto elettriche, elettrodomestici e smartphone da parte dei consumatori. Questa iniziativa è già in corso da alcuni mesi. Inoltre, il governo ha previsto un incremento simbolico delle pensioni minime, che aumenteranno di 20 yuan (meno di 3 dollari), portandole a 143 yuan (circa 20 dollari).
La Cina punta anche a un maggiore sviluppo del settore tecnologico. Il presidente Xi Jinping ha recentemente incontrato Jack Ma, imprenditore noto nel settore, segno di un cambiamento nell’approccio governativo verso l’innovazione. Il premier ha evidenziato la crescita della tecnologia come priorità sia a breve che a lungo termine.
Impatto dei dazi americani sulla Cina
I dazi statunitensi, fissati al 20%, potrebbero spingere la Cina a rivedere le proprie strategie commerciali. Con un surplus commerciale che si attesta intorno ai mille miliardi di dollari e esportazioni verso gli Stati Uniti pari a 400 miliardi di dollari all’anno, il rischio di una contrazione delle vendite negli USA potrebbe incentivare Pechino a potenziare la domanda interna. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è necessaria la creazione di un mercato nazionale unificato, attualmente ostacolato da barriere commerciali locali.
Strategie verso l’Europa
Di fronte ai dazi americani, la Cina sta valutando la possibilità di diversificare i propri mercati, puntando su paesi europei. Tuttavia, i produttori cinesi temono che questa strategia possa innescare nuove guerre commerciali, poiché altri stati potrebbero percepire una minaccia dalle esportazioni cinesi e adottare misure protezionistiche.
Giuliano Noci, prorettore del Polo cinese del Politecnico di Milano, ha osservato che i dazi americani potrebbero rivelarsi un’opportunità per la Cina. Secondo Noci, Pechino è consapevole che la sua influenza globale dipende dalla capacità di conquistare la fiducia dell’Europa, sfruttando l’incertezza derivante dall’approccio statunitense e la necessità di un partner economico affidabile.