
L’analisi dell’economia americana nel 2025 offre uno spaccato interessante delle dinamiche attuali e future. Secondo le ultime proiezioni del modello GDPNow della Federal Reserve Bank di Atlanta, l’economia degli Stati Uniti è attesa a chiudere il primo trimestre con un calo del -2,8% su base annua. Questa notizia ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori e attirato l’attenzione dei media. È cruciale, tuttavia, approfondire le dinamiche che si celano dietro a queste cifre. Il modello GDPNow non rappresenta una previsione del trend di crescita strutturale, ma piuttosto un indicatore temporaneo che anticipa di 122 giorni i dati ufficiali sul prodotto interno lordo (PIL). Dal suo lancio nel 2014, ha mostrato una certa coerenza rispetto all’andamento reale del PIL, sebbene non sia esente da errori significativi, come evidenziato nei primi due trimestri del 2022.
Le stime preliminari del pil e le loro sfide
La prima lettura ufficiale del PIL, fornita dal Bureau of Economic Analysis, è una stima provvisoria, poiché solo il 40% dei dati effettivi è disponibile al momento della pubblicazione. Queste stime vengono costantemente aggiornate man mano che emergono nuove informazioni, e le revisioni possono variare notevolmente, talvolta fino a due punti percentuali tra la prima e la terza lettura finale. La valutazione della crescita del PIL nel primo trimestre è particolarmente complessa, influenzata da dati non destagionalizzati e dalle festività natalizie che tendono a gonfiare i consumi del quarto trimestre. Quest’anno, la spesa nominale di dicembre ha registrato il più alto aumento mensile degli ultimi quattro anni, suggerendo un possibile raffreddamento dei consumi a gennaio, mese ulteriormente complicato da condizioni meteorologiche avverse in diverse aree degli Stati Uniti.
Il modello GDPNow mostra un miglioramento nell’accuratezza delle sue proiezioni col passare del tempo. Man mano che vengono pubblicati i dati definitivi, l’errore medio assoluto delle previsioni tende a diminuire, con un ritmo accelerato a partire da 30 giorni prima della pubblicazione finale. A 56 giorni dalla pubblicazione, l’errore storico di previsione varia tra +3,8 e -1,6 punti percentuali.
Fattori che influenzano le previsioni economiche
Due elementi anomali potrebbero avere un impatto significativo sulle attuali stime. La lettura del primo trimestre è principalmente influenzata dai consumi personali e dalle importazioni, e attualmente il modello prevede una spesa per consumi personali stagnante, in diminuzione rispetto alla stima precedente del 2,2%. Tuttavia, non si esclude un possibile rimbalzo nei mesi di febbraio e marzo. Inoltre, poiché il PIL misura il prodotto interno lordo, le importazioni vengono sottratte dalle esportazioni, modificando le esportazioni nette. A gennaio, si è registrato un notevole aumento delle importazioni, che potrebbe essere un fenomeno temporaneo, ma ha avuto un impatto sul PIL pari a 3,57 punti percentuali. Tale situazione è stata osservata solo nel quarto trimestre del 1947 e nel terzo trimestre del 1982. È prematuro valutare le conseguenze dei nuovi dazi commerciali introdotti dall’amministrazione Trump, considerando che anche la Fed di Atlanta riconosce la difficoltà di prevedere le esportazioni nette e le variazioni delle scorte private.
Analisi dell’occupazione e del potere d’acquisto
La scarsità di dati e la volatilità dei mercati spingono a un approccio “top-down” per valutare i consumi in tempo reale. I rapporti sull’occupazione sono fondamentali, poiché offrono un quadro mensile del potere d’acquisto dei consumatori, considerando il numero di lavoratori, le ore lavorate e i livelli retributivi. A gennaio, il potere di spesa nominale dei consumatori statunitensi ha mostrato un aumento del 5,4% su base annua, il più rapido in un anno e ben al di sopra della media storica del 3,6%.
Il potere d’acquisto è un indicatore chiave della spesa, e il suo tasso di crescita ha mostrato una diminuzione media di due punti percentuali rispetto ai picchi raggiunti 12-18 mesi prima di ciascuna delle ultime tre recessioni, escludendo il periodo della pandemia. A gennaio, il tasso di crescita del potere d’acquisto è aumentato di 1,4 punti percentuali su base annua. Questo suggerisce che, nonostante la volatilità mensile e trimestrale delle componenti del PIL, l’economia americana non sembra essere sull’orlo di una recessione imminente. Altri modelli di analisi, inclusi quelli di diverse banche regionali della Federal Reserve, continuano a indicare una crescita nel primo trimestre. Pur con approcci diversi, tutti i modelli offrono informazioni utili, senza suggerire un significativo rallentamento del trend di crescita economica.