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Pensione novità Inps(www.popmag.it)
Un’importante novità ha colpito il panorama pensionistico italiano che ha introdotto una misura straordinaria.
Questa consente ai lavoratori di andare in pensione dopo soli 30 anni di contribuzione, ma con la possibilità di ricevere un trattamento pensionistico calcolato come se avessero lavorato per 35 anni. Questa iniziativa, presentata come una “regalia” dell’INPS, ha suscitato un grande interesse e un acceso dibattito tra chi si avvicina al pensionamento e gli esperti di previdenza.
La pensione rappresenta una delle principali prestazioni previdenziali nel nostro ordinamento. Essa è riconosciuta al lavoratore al raggiungimento di determinati requisiti anagrafici e contributivi, oppure in seguito a eventi che determinano una riduzione della capacità lavorativa. In Italia, il sistema pensionistico si basa su due pilastri principali:
- Il primo, di natura obbligatoria, è gestito dall’INPS e garantisce una pensione base a tutti i cittadini.
- Il secondo, di tipo complementare e volontario, è destinato a integrare il reddito pensionistico minimo.
Dal 1° gennaio 1996, il calcolo della pensione base segue un sistema contributivo. Questo significa che l’ammontare della pensione è determinato dai contributi versati dal lavoratore durante la sua vita lavorativa, piuttosto che dalle ultime retribuzioni percepite, come avveniva in precedenza. Questo nuovo approccio ha comportato una serie di sfide e cambiamenti per i lavoratori, che ora devono prestare attenzione ai loro versamenti e alla gestione della loro carriera lavorativa.
La nuova “pace contributiva”
La legge di bilancio 2024 ha reintrodotto la cosiddetta “pace contributiva” per il biennio 2024-2025. Questa misura offre ai lavoratori la possibilità di riscattare fino a cinque anni di contributi non versati, una vera e propria opportunità per coloro che sono stati colpiti da periodi di inattività lavorativa o da carriere discontinue. I beneficiari principali di questa misura sono i “contributivi puri”, ovvero coloro che non hanno versamenti prima del 1° gennaio 1996.
Il riscatto dei contributi permette di integrare la carriera lavorativa, accelerando il raggiungimento dei requisiti per la pensione. I lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), alle gestioni speciali per autonomi e alla Gestione Separata possono beneficiare di questa opportunità, a condizione che i periodi richiesti non siano già coperti da altri fondi previdenziali.
I periodi di contributi riscattabili devono riferirsi a tempo di lavoro svolto dopo il 31 dicembre 1995 e prima del 1° gennaio 2024. Inoltre, i periodi non possono sovrapporsi a quelli già coperti da contribuzione obbligatoria. È importante notare che questa misura non è valida per i periodi precedenti alla prima occupazione e non consente il recupero di contributi prescritti.
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Questa nuova iniziativa rappresenta una risposta concreta alle esigenze di molti lavoratori che si trovano a dover affrontare il pensionamento con una carriera lavorativa non continuativa. Infatti, molti lavoratori autonomi o quelli che hanno avuto esperienze lavorative intermittenti possono trarre grande vantaggio da questa opportunità, potendo così colmare eventuali lacune contributive.
Costi e modalità di riscatto
Il costo del riscatto dei contributi viene calcolato secondo un metodo “a percentuale”, basato sulle aliquote contributive vigenti e sull’imponibile degli ultimi 12 mesi. A differenza della misura attiva nel triennio 2019-2021, la nuova pace contributiva non prevede la detrazione del 50% della spesa sostenuta, ma offre solo la possibilità di dedurre il costo dal reddito complessivo.
I lavoratori interessati possono scegliere di pagare il riscatto in un’unica soluzione oppure richiedere una rateizzazione fino a 120 rate mensili, con importi minimi di 30 euro. Tuttavia, è importante sottolineare che la rateizzazione non è disponibile se i contributi richiesti sono necessari per ottenere immediatamente la liquidazione della pensione o per autorizzare i versamenti volontari.