
Negli Stati Uniti, la **disparità economica** tra i più **abbienti** e il resto della **popolazione** continua ad amplificarsi. Secondo un’analisi condotta da **Moody’s Analytics**, il 10% degli **americani** con **redditi** superiori ai 250mila dollari l’anno è responsabile di oltre il 50% della **spesa** per i **consumi**, un dato senza precedenti. Questo **fenomeno**, osservato per la prima volta nel 2025, evidenzia come nel 1990 la percentuale di **consumo** attribuibile a questa fascia di **popolazione** fosse al 39%, nel 2000 al 44% e nel 2010 al 43%. Nel 2023, la quota era già salita al 46%, ma quest’anno ha superato la soglia del 50%, sostenuta dalla **crescita** del **mercato azionario**, che è prevalentemente nelle mani dei più **ricchi**.
Impatto della spesa dei benestanti
La crescente **spesa** dei **benestanti** ha un impatto diretto sull’**economia**, contribuendo a sostenere il **Prodotto Interno Lordo** (**Pil**). Tuttavia, gli **economisti** esprimono preoccupazione per questa situazione. Infatti, se i **consumi** dipendono da una ristretta **élite**, questa **minoranza** detiene un potere economico sproporzionato, capace di influenzare l’andamento dell’**economia**, sia in positivo che in negativo. **Marco Zandi**, curatore della ricerca, ha dichiarato a **Bloomberg** che la concentrazione di **risorse economiche** in poche mani non solo minaccia l’**economia**, ma erode anche la **coesione sociale**, generando **sfiducia** e **malcontento**. Questo scenario potrebbe portare a una **fragilità economica** che potrebbe colpire anche i **redditi** più elevati.
Evoluzione dei comportamenti aziendali
Un altro aspetto preoccupante riguarda l’**evoluzione** dei **comportamenti aziendali**. Settori come quello **automobilistico** e della **moda** tendono a investire sempre meno in **prodotti** accessibili, puntando invece su modelli di **alta gamma** per i **consumatori benestanti**. Questa **strategia** porta a una crescente distanza tra le diverse fasce di **reddito**, rendendo i **prodotti** sempre meno accessibili per la maggior parte della **popolazione**.
Incertezze economiche e politiche
Tuttavia, la **sostenibilità** di questa situazione è incerta. Parte del **potere d’acquisto** dei più **ricchi** è legato alle **performance** dei **mercati azionari**, che, secondo molti **analisti**, sono attualmente sopravvalutati. **Zandi** avverte che se le **valutazioni azionarie** rimangono elevate, è necessario che le **condizioni economiche** siano perfette. Le recenti **tensioni politiche** a **Washington**, con le minacce di **dazi** da parte dell’ex presidente **Trump**, non contribuiscono a creare un clima di **fiducia**.
Difficoltà della classe media
Allo stesso tempo, la **classe media** si trova ad affrontare crescenti **difficoltà economiche**. La **spesa** del 60% più povero della **popolazione** è diminuita dal 25% nel 1995 al 19,5% attuale, mentre quella del restante 30% è scesa dal 38% al 30%. Per mantenere il proprio **tenore di vita**, molte **famiglie** ricorrono a **prestiti** e **credito**. Recentemente, si è registrato un aumento delle **insolvenze** e dei **ritardi** sui **pagamenti** delle **carte di credito**. L’ammontare dei **prestiti al consumo** ha raggiunto un picco di 41 miliardi, il valore più alto mai registrato.