La situazione economica in Italia si fa sempre più delicata a causa delle nuove politiche commerciali annunciate dall’amministrazione statunitense. L’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha evidenziato come l’introduzione di dazi doganali possa avere un impatto significativo sull’economia italiana. Secondo l’analisi diffusa, nel 2024, oltre il 48% del valore dell’export italiano ha trovato sbocco al di fuori dell’Unione Europea, una percentuale superiore a quella di altri paesi come Germania, Francia e Spagna. In particolare, il 10% delle esportazioni italiane è diretto verso gli Stati Uniti, corrispondente a circa 65 miliardi di euro.
L’allerta è stata lanciata anche dalla presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che ha messo in guardia riguardo alle possibili conseguenze di un conflitto commerciale su larga scala. Lagarde ha sottolineato che un’eventuale escalation potrebbe influenzare negativamente il commercio globale, con ripercussioni gravi anche per l’economia statunitense. Gli investitori, preoccupati, stanno cercando rifugio in beni considerati sicuri, come l’oro, il cui prezzo ha raggiunto i 3.000 dollari per oncia per la prima volta nella storia.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha anticipato i timori espressi dagli economisti di Istat. Ha dichiarato che i dazi previsti dall’amministrazione Trump potrebbero arrecare danno non solo all’Italia, ma all’intera economia europea, innescando un effetto domino sul commercio globale. La fragilità della situazione economica è evidente, con l’istituto di statistica che parla di un contesto internazionale caratterizzato da incertezze crescenti. I dazi già imposti, come quelli del 25% sulle importazioni da Canada e Messico e il 10% sui prodotti cinesi, potrebbero aumentare le tensioni commerciali e influenzare la domanda mondiale, l’inflazione e le catene di approvvigionamento.
La vulnerabilità dell’Italia è accentuata dalla struttura economica del paese, dove le piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore dell’economia nazionale, potrebbero subire le conseguenze dirette delle politiche commerciali. Queste aziende, pur avendo un alto grado di internazionalizzazione, mostrano una scarsa diversificazione sia nella clientela che nelle filiere produttive.
I timori per l’eurozona sono palpabili. Lagarde ha affermato che le decisioni di Trump rappresentano una fonte di preoccupazione e richiedono un monitoraggio attento. Le conseguenze di tali politiche potrebbero riflettersi sul prodotto interno lordo e sull’inflazione dell’area euro, sebbene la presidente della BCE mantenga un certo ottimismo. Ha sottolineato che la situazione attuale potrebbe risvegliare l’energia economica europea, fungendo da campanello d’allarme per il continente.
Gli investitori, di fronte a questo scenario, hanno adottato una strategia difensiva, accrescendo gli acquisti di oro, sia fisico che virtuale. Recentemente, analisti di Bank of America hanno previsto che il prezzo dell’oro potrebbe raggiungere i 3.500 dollari per oncia entro la fine del 2025, un valore ambizioso ma non impossibile. Goldman Sachs ha indicato un obiettivo di 3.100 dollari per oncia, con un incremento dell’8% rispetto ai valori attuali. Tuttavia, se l’incertezza politica dovesse persistere, i prezzi potrebbero salire fino a 3.300 dollari entro dicembre 2025, riflettendo una realtà economica in continua evoluzione.