La Schuldenbremse, conosciuta come il freno all’indebitamento, è un principio cardine della politica di bilancio della Germania, introdotto nella Costituzione nel 2009. Negli ultimi anni, un consenso trasversale si è sviluppato attorno alla necessità di riformare questo meccanismo, un cambiamento che sembrava impensabile solo qualche anno fa.
Il concetto di «Schwarze Null», tradotto come «zero nero» e riferito al pareggio di bilancio, ha avuto un impatto profondo sulla cultura economica tedesca. A Wiesbaden, una delle installazioni artistiche dedicate a questo principio pende dal soffitto dell’atrio del Ministero delle Finanze dell’Assia. Wolfgang Schäuble, ex ministro delle Finanze, è stato il principale promotore di questa politica. Durante il suo mandato, ha raggiunto il pareggio di bilancio nel 2014, un risultato che non si registrava dal 1969. La sua eredita è così forte che i suoi collaboratori, in un gesto simbolico, si sono riuniti per una foto indossando abiti neri, rappresentando visivamente il «zero nero» che ha caratterizzato la sua gestione. L’apertura a una riforma del freno all’indebitamento, espressa anche da Friedrich Merz, rappresenta un cambiamento radicale nella percezione di questo principio tra i tedeschi.
Dopo anni in cui l’idea di modificare il freno all’indebitamento è stata considerata un tabù, oggi si apre la possibilità di allentare questa restrizione. La coalizione di governo precedente, formata da SPD, Verdi e FDP, è crollata anche a causa delle divergenze su questo tema, con i liberali che si opponevano a qualsiasi forma di riforma. Al contrario, SPD e Verdi avevano da tempo chiesto una revisione delle regole fiscali. Anche la CDU, inizialmente contraria, ha mostrato segnali di apertura durante la campagna elettorale. Questo cambiamento di posizione segna un passo significativo verso una riforma che potrebbe avere ripercussioni importanti sulla politica economica della Germania.
Angela Merkel, ex cancelliera tedesca, ha espresso la sua opinione sulla necessità di riformare il freno all’indebitamento nella sua autobiografia, «Libertà». Ha sottolineato che, sebbene l’idea di un freno al debito sia giusta per le generazioni future, è essenziale riformarlo in modo da consentire un maggiore indebitamento per investimenti futuri. Merkel ha chiarito che le risorse liberate attraverso questa riforma dovrebbero essere destinate esclusivamente a investimenti e non a spese correnti o politiche sociali. Questa posizione riflette una preoccupazione per l’equità sociale e la sostenibilità economica, evidenziando la complessità delle scelte politiche in gioco.
Il meccanismo della Schuldenbremse, che limita il deficit allo 0,35% del PIL in condizioni normali, richiede una maggioranza di due terzi del Parlamento per essere modificato. Friedrich Merz, vincitore delle ultime elezioni, ha espresso l’intenzione di esplorare la possibilità di approvare la riforma del freno al debito prima del 24 marzo, data in cui il Parlamento uscente terminerà il suo mandato. Merz ha affermato che il Bundestag è in grado di prendere decisioni in qualsiasi momento, anche dopo le elezioni. La sua strategia si basa sulla convinzione che potrebbe essere più facile ottenere la maggioranza necessaria con i voti della CDU, SPD e Verdi, prima che entrino in gioco le opposizioni come Die Linke e AfD, che potrebbero ostacolare la riforma.
La proposta di riformare il freno al debito ha generato un acceso dibattito nel panorama mediatico tedesco, con una crescente schiera di sostenitori. Molti amministratori locali e persino la Bundesbank, tradizionalmente rigorosa, hanno espresso il loro favore per un allentamento delle regole fiscali, ritenendolo necessario per stimolare l’economia. Questo cambiamento di rotta è evidente rispetto al 2015, quando Schäuble suggeriva misure drastiche per la Grecia, dimostrando come le priorità economiche in Germania stiano evolvendo in risposta alle sfide attuali.