Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un preoccupante fenomeno di emigrazione giovanile. Secondo un’indagine condotta dalla Fondazione Nord Est nel 2025, circa 550mila giovani hanno lasciato il Paese in cerca di opportunità migliori. Tale ricerca ha esaminato i motivi di attrattività e allontanamento, attraverso questionari rivolti sia ai giovani che hanno deciso di espatriare, sia a quelli che sono rimasti in Italia. I risultati evidenziano un giudizio fortemente negativo sul sistema italiano, che accomuna entrambe le categorie.
Negli ultimi tredici anni, la fuga di giovani italiani ha raggiunto numeri allarmanti. La Fondazione Nord Est stima che il numero reale di espatriati possa essere addirittura triplo rispetto ai 550mila registrati. Le cause di questa emorragia non si limitano a salari inadeguati, ma includono anche un contesto generale carente di meritocrazia, politiche pubbliche inefficaci e un ambiente imprenditoriale poco innovativo.
La ricerca ha messo in luce che le politiche per i giovani, il lavoro e la famiglia sono tra gli ambiti più criticati. Oltre il 90% degli espatriati ha indicato la mancanza di politiche giovanili adeguate come una delle ragioni principali per cui hanno scelto di trasferirsi all’estero. Anche le valutazioni riguardanti il welfare, le infrastrutture digitali e i servizi per le famiglie sono state negative, evidenziando un forte divario tra le aspettative dei giovani e la realtà italiana. Solo il sistema sanitario e quello universitario hanno ricevuto valutazioni sufficienti, ma ciò non basta a rendere l’Italia un Paese attraente per le nuove generazioni.
Dal punto di vista culturale, l’unico aspetto che ha ottenuto una valutazione positiva è l’offerta artistica. Tuttavia, questo non compensa le numerose criticità emerse in altri settori. La mancanza di meritocrazia è stata identificata come uno dei principali ostacoli alla crescita professionale. I giovani lamentano un sistema dove le conoscenze personali superano le competenze, in un contesto dominato da clientelismo e seniority.
Il mondo imprenditoriale non se la cava meglio. Oltre il 90% dei giovani espatriati e circa due terzi di quelli rimasti in Italia considerano il sistema imprenditoriale come una delle motivazioni principali per andarsene. Le aziende italiane sono percepite come poco innovative, scarsamente internazionalizzate e poco attente alle esigenze dei giovani. Questo è in contrasto con l’immagine di un Paese ricco di piccole e medie imprese di successo, che però fatica a rispondere alle sfide globali.
Il tema del lavoro si conferma cruciale nelle motivazioni che spingono i giovani a lasciare l’Italia. Salari inadeguati, scarse opportunità di crescita e difficoltà di accesso al mercato del lavoro rendono il Paese poco competitivo rispetto ad altre nazioni avanzate. Più che il livello retributivo in sé, i giovani lamentano la mancanza di prospettive, con poche possibilità di carriera e una cultura aziendale che non valorizza le competenze.
La ricerca della Fondazione Nord Est evidenzia la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio italiano per fermare l’emorragia giovanile. È essenziale implementare politiche pubbliche più efficaci, un mercato del lavoro più giusto e meritocratico, e un tessuto imprenditoriale capace di valorizzare il capitale umano. Solo in questo modo l’Italia potrà attrarre nuovi talenti e fermare l’esodo delle nuove generazioni, sempre più alla ricerca di opportunità all’estero.