Europa, nuove strategie per superare l’economia di guerra attuale

L’idea di un massiccio riarmo in Europa, promossa da Ursula von der Leyen, è il risultato di un lungo processo di preparazione. Il tema è emerso con forza durante il dibattito in vista della manifestazione organizzata il 15 marzo 2025 da Repubblica, che si propone di affrontare il ruolo dell’Europa nel contesto geopolitico attuale.

Il piano di riarmo da 800 miliardi di euro

Il governo italiano ha suggerito alla presidente della Commissione europea di ribattezzare il progetto Re Arm, un piano di riarmo che prevede investimenti per un totale di 800 miliardi di euro. Questo piano è stato approvato durante una riunione straordinaria del Consiglio europeo e sarà ulteriormente dettagliato nella sessione ordinaria prevista per il 20 e 21 marzo 2025. La scelta di von der Leyen di utilizzare un termine chiaro e diretto ha reso la proposta più comprensibile, evidenziando che si tratta di una decisione preparata da tempo. La recente apparizione di von der Leyen, definita “ottima televisione” da Donald Trump durante un confronto diretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 28 febbraio 2025, ha accelerato la discussione rendendo il piano più accettabile.

Le reazioni politiche in Italia e in Europa

Tra i socialisti e i democratici europei, l’unica voce critica sembra essere quella della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Tuttavia, anche all’interno del suo stesso partito, emergono dissensi significativi, come quello di Paolo Gentiloni, ex commissario europeo all’economia, e di Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa. La nuova maggioranza di von der Leyen, che ha stabilito un accordo di desistenza con i conservatori europei, segue le linee guida del Piano Draghi per la competitività. La presidente della Commissione ha affermato che è giunto il momento di passare all’azione, sottolineando la necessità di rapidità e unità tra gli Stati membri.

Le implicazioni economiche e le critiche al piano

L’invito a utilizzare i fondi per la coesione a sostegno del riarmo si basa sulle previsioni dell’Istituto di analisi economica IfW Kiel, che sostiene che le spese militari possano stimolare la produttività e l’innovazione tecnologica. Tuttavia, tali affermazioni sono contestabili, come evidenziato da studi commissionati da Greenpeace e dalle osservazioni del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. In Germania, la multinazionale Rheinmetall ha già avviato la riconversione di impianti produttivi per il settore bellico, mentre il cancelliere tedesco in pectore, Josef Merz, ha promesso di raddoppiare i 100 miliardi già stanziati per l’industria della difesa.

La posizione italiana e le alleanze internazionali

In Italia, il piano di riarmo ha trovato sostenitori tra figure come Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, che ha sottolineato l’importanza della deterrenza. Recentemente, è emersa un’alleanza tra Italia e Turchia per la costruzione di droni militari, un settore in cui la Turchia ha dimostrato competenze significative. D’altra parte, il presidente francese Emmanuel Macron ha rivendicato la leadership europea nel riarmo, dichiarando che la Francia è pronta a fronteggiare le sfide della deterrenza, sostenuta dal suo arsenale nucleare.

Le manifestazioni e il dibattito sul futuro dell’Europa

La manifestazione del 15 marzo, organizzata da Repubblica, è un’opportunità per discutere il futuro dell’Europa. La logistica è affidata al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ma la linea politica rimane indefinita. Diverse organizzazioni, come le Acli, hanno già aderito, esprimendo posizioni critiche nei confronti del piano di riarmo. Il vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, ha invitato a non partecipare alla manifestazione, ribadendo il no al riarmo e sostenendo la necessità di una vera comunità politica europea.

Il dibattito si è intensificato, spingendo a riflettere sul rapporto tra Europa e NATO e sulla necessità di un dialogo diretto con la Russia. L’economista Jeffrey Sachs ha sottolineato l’importanza di avviare colloqui per una pace duratura in Ucraina, evidenziando la necessità di un nuovo sistema di sicurezza collettiva. La posizione critica dell’Osservatore Romano mette in discussione il piano di riarmo, chiedendo se sia davvero la strada giusta da seguire per garantire un futuro di pace in Europa.

La questione centrale rimane: chi potrà guidare una politica alternativa al riarmo, promuovendo la pace e il dialogo, in un contesto in cui anche le voci tradizionalmente pacifiste sembrano accettare l’inevitabilità del riarmo?

Published by
Ludovica Loringa