
Il governo di Olaf Scholz ha affrontato la crisi energetica con decisione, ma ha mostrato lacune significative nella gestione della politica industriale. A dichiararlo è Clemens Fuest, presidente del think tank Ifo, in un’intervista rilasciata a Open. La crisi politica che ha portato alla sfiducia nei confronti di Scholz e alle elezioni anticipate in Germania, in programma il 23 febbraio 2025, è intrinsecamente legata alla crisi economica che ha colpito il Paese. La cosiddetta “coalizione semaforo”, composta da Socialdemocratici, Liberali e Verdi, si è trovata in difficoltà proprio nel momento in cui era necessaria una concertazione su un pacchetto di riforme economiche. Da pilastro dell’economia europea, la Germania ha visto il proprio Pil contrarsi per il secondo anno consecutivo nel 2024, rimanendo particolarmente vulnerabile agli shock economici globali, come la pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina e le crisi energetiche legate alle forniture di gas russo.
La crisi energetica e l’impatto sul settore industriale
La recessione dell’economia tedesca è stata alimentata da una serie di fattori, a partire dalla crisi energetica del 2022. Secondo Clemens Fuest, la Germania ha subito un impatto maggiore rispetto ad altri Paesi europei a causa dell’aumento dei costi energetici dovuto all’invasione russa dell’Ucraina. Prima di questo evento, la Germania era la nazione europea più dipendente dal gas russo. Con la chiusura delle forniture da parte di Vladimir Putin, Berlino ha avvertito immediatamente le conseguenze. Il tessuto industriale tedesco, caratterizzato da settori energivori come acciaierie, industrie chimiche e automotive, ha dovuto affrontare bollette energetiche insostenibili, costringendo molte aziende a fermare la produzione.
In risposta, il governo Scholz ha puntato sull’energia rinnovabile, annunciando investimenti significativi in eolico e solare, oltre a confermare la chiusura delle centrali nucleari. Fuest sottolinea che, sebbene la gestione della crisi energetica sia stata efficace, la politica industriale ha mostrato gravi fallimenti. Nonostante i tentativi di sostenere il settore industriale attraverso sussidi per aziende di batterie e semiconduttori, questi interventi non hanno prodotto i risultati sperati.

Il settore automobilistico in crisi
Uno dei settori più colpiti dalla crisi è senza dubbio quello automobilistico, tradizionalmente considerato il motore dell’economia tedesca. Nel 2024, Volkswagen ha annunciato un piano di risanamento che prevede la chiusura di tre fabbriche e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, un evento senza precedenti per il colosso automobilistico. Questo ha generato tensioni con i sindacati, portando infine a un accordo che ha evitato la chiusura degli stabilimenti, ma ha comportato il taglio degli stipendi per gli operai. Anche altri marchi, come Audi e BMW, hanno registrato difficoltà significative, con Audi che ha chiuso uno stabilimento di auto elettriche e BMW che ha visto un crollo dell’utile netto.
Le difficoltà del settore automobilistico tedesco derivano da tre fattori principali: la crescente concorrenza cinese, l’aumento dei costi energetici e il ritorno del protezionismo. Inoltre, la transizione verso i veicoli elettrici si sta rivelando più complessa e lenta del previsto. Steffen Schmidt, portavoce di IG Metall, ha evidenziato l’assenza di un’efficace politica industriale nell’Unione Europea, in grado di rispondere ai massicci sussidi cinesi e statunitensi. Alla fine del 2023, il governo Scholz ha deciso di eliminare gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, causando un ulteriore calo delle vendite in Germania.
Un ulteriore elemento di preoccupazione è la crescente dipendenza dei produttori automobilistici tedeschi dalla Cina, sia per le vendite che per le materie prime. Le case automobilistiche tedesche stanno perdendo quote di mercato in Asia a causa della concorrenza dei produttori locali. Questo tema è stato ripetutamente sollevato da Friedrich Merz, candidato cancelliere della CDU-CSU, che ha promesso di sostenere le case automobilistiche tedesche solo se queste riusciranno a ridurre la loro dipendenza da Pechino.

Aumento della disoccupazione
La crisi dell’industria tedesca ha avuto ripercussioni immediate sul mercato del lavoro. Negli ultimi vent’anni, la Germania era riuscita a mantenere tassi di disoccupazione molto bassi, ma il modello economico avviato all’inizio degli anni Duemila sta mostrando segni di cedimento. Secondo l’istituto di ricerca Ifo, quasi tutti i settori industriali prevedono riduzioni di personale. Nel 2025, il numero di disoccupati potrebbe superare i 3 milioni, un dato allarmante per il Paese.
Il tasso di disoccupazione, che a gennaio ha raggiunto il 6,2%, non riflette completamente la gravità della situazione. In Germania esistono strumenti come il Kurzarbeit, che consente alle aziende di ridurre le ore lavorative piuttosto che licenziare, ma questa misura potrebbe non essere sufficiente se l’economia non dovesse riprendersi. Alla fine del 2024, il governo Scholz ha esteso il periodo di applicazione del Kurzarbeit da uno a due anni, ma le previsioni non sono ottimistiche.
La crisi economica e l’ascesa di AfD
Molti analisti concordano sul fatto che la crisi economica, insieme alla crescente ostilità verso l’immigrazione, ha alimentato il successo del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Secondo i sondaggi, il partito si posiziona al secondo posto dietro la CDU-CSU. Clemens Fuest osserva che i governi in carica sono spesso ritenuti responsabili dei fallimenti economici. Un rapporto del Forum for a New Economy ha evidenziato come lo shock energetico causato dall’invasione russa abbia portato al peggioramento degli standard di vita in Germania dalla Seconda Guerra Mondiale, con una flessione della produzione paragonabile alla crisi finanziaria del 2008. I partiti populisti di destra, come l’AfD, stanno guadagnando consensi sfruttando le paure e le incertezze della popolazione.

Le prospettive post-elettorali
Se i sondaggi si rivelassero accurati, Friedrich Merz sarà il prossimo cancelliere tedesco. Il candidato della CDU ha escluso un’alleanza con l’AfD, ma ha aperto alla possibilità di collaborare con i Socialdemocratici di Scholz o i Verdi. Per affrontare la crisi economica, il nuovo governo potrebbe dover rivedere la Schuldenbremse, il “freno al debito” che impone il pareggio di bilancio, salvo rare eccezioni. Tuttavia, qualsiasi modifica richiederà una maggioranza di due terzi, che il prossimo governo potrebbe non avere. Fuest suggerisce che il governo cercherà di trovare una maggioranza per istituire un secondo fondo finanziato dal debito per la spesa in difesa, ma anche questo potrebbe rivelarsi difficile.
Per quanto riguarda il settore automobilistico, Merz sostiene la battaglia del governo italiano contro il divieto europeo per le nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Questa posizione potrebbe generare conflitti all’interno della futura coalizione, considerando che sia la SPD che i Verdi sostengono le politiche europee legate al Green Deal. Secondo il portavoce di IG Metall, è fondamentale accompagnare l’industria con politiche più efficaci, sottolineando l’urgenza di investimenti per trasformare l’economia tedesca in un modello sostenibile e a basso impatto ambientale. Questo processo richiede un rapido sviluppo delle energie rinnovabili e delle infrastrutture necessarie per i veicoli elettrici e l’idrogeno, elementi cruciali per il futuro della siderurgia tedesca.
Foto copertina: EPA/Gregor Fischer | Il cancelliere Olaf Scholz presso la fabbrica Volkswagen di Emden