Mario Draghi, ex Presidente della Banca Centrale Europea e già Presidente del Consiglio dei Ministri, ha partecipato il 15 gennaio 2025 a un’audizione presso le Commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato. Durante l’incontro, Draghi ha presentato un documento riassuntivo riguardante il Rapporto sul futuro della competitività europea, evidenziando criticità e opportunità per l’Unione.
Nei suoi interventi, Draghi ha messo in luce come la sicurezza dell’Europa sia attualmente compromessa dai cambiamenti nella politica estera globale. Ha sottolineato l’urgenza di affrontare la stagnazione economica, esortando l’Europa a prendersi maggiori responsabilità nella propria difesa, soprattutto in un contesto di ridotto impegno da parte degli Stati Uniti, che è diventato particolarmente evidente negli ultimi mesi.
Un dato significativo presentato da Draghi è la fuga di capitali dall’Unione Europea, che nel 2024 ha raggiunto la cifra di 500 miliardi di euro. Questo flusso di risparmi non trova un adeguato rendimento all’interno dell’economia europea, evidenziando una persistente debolezza economica.
Il primo aspetto analizzato nel rapporto riguarda il costo dell’energia. In Italia, nel 2024, i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono stati in media superiori dell’87% rispetto a quelli della Francia, del 70% rispetto a quelli della Spagna e del 38% rispetto a quelli della Germania. Questo squilibrio ha un impatto diretto sui costi finali per i consumatori, aggravato da una tassazione italiana tra le più elevate in Europa.
Draghi ha esortato a richiedere maggiore trasparenza nei mercati, per evitare rischi di concentrazione e migliorare il livello di vigilanza. Ha inoltre sottolineato l’importanza di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e di investire nella flessibilità delle reti energetiche. È fondamentale disaccoppiare il prezzo dell’energia rinnovabile e nucleare da quello dell’energia fossile, semplificando gli iter autorizzativi per gli impianti rinnovabili in attesa di approvazione.
Infine, Draghi ha proposto che l’Italia possa separare la remunerazione delle energie rinnovabili da quella a gas, utilizzando in modo più diffuso i Contratti per Differenza (CfD) e promuovendo i Power Purchasing Agreement (PPA).
Il secondo punto del rapporto si concentra sulla regolamentazione, evidenziando come un eccesso di normative possa penalizzare l’iniziativa individuale e ostacolare l’innovazione. Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, la frammentazione normativa genera barriere interne equivalenti a un dazio del 45% sui beni manifatturieri e del 110% sui servizi.
Draghi ha affermato che le normative nazionali spesso non vengono aggiornate in concomitanza con l’introduzione di nuove regole europee, creando confusione e inefficienza. Le direttive della Commissione, che prevedono armonizzazione minima, vengono frequentemente ampliate con ulteriori prescrizioni nazionali, complicando ulteriormente il quadro normativo.
Il terzo aspetto affrontato riguarda la politica dell’innovazione. Draghi ha messo in evidenza il ritardo dell’Europa in materia di Intelligenza Artificiale, definendolo probabilmente incolmabile. Tuttavia, ha suggerito che i settori industriale, dei servizi e delle infrastrutture dovrebbero sviluppare l’uso dell’AI per migliorare la competitività.
Il Rapporto sottolinea che la creazione di un vero mercato unico europeo dei servizi è fondamentale per avviare un ciclo di innovazione significativo. In linea con queste osservazioni, la Commissione Europea ha annunciato una proposta per un 28° regime giuridico per le società innovative, che garantirà uniformità nelle normative di diritto societario, fallimentare, del lavoro e tributario in tutti i 27 Stati membri.
Per quanto riguarda le strategie future, Draghi ha indicato la necessità di sviluppare una strategia continentale unificata per il cloud, il supercalcolo, l’intelligenza artificiale e la cyber sicurezza. Inoltre, ha evidenziato che per implementare le proposte del rapporto, l’Europa dovrà agire come un’entità unica, facendo ricorso a un debito comune e centralizzando le decisioni economiche o migliorando il coordinamento tra i Paesi.