
Giovedì 23 gennaio 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato al World Economic Forum che “l’America è tornata” e che è iniziata “l’Età dell’Oro degli Stati Uniti”. Tuttavia, la situazione economica ha subito una brusca inversione di tendenza, come dimostrano i dati delle Borse, con un significativo crollo avvenuto lunedì 10 marzo. Gli investitori istituzionali hanno modificato la loro percezione del mercato, innescando una reazione a catena.
Andamento dei mercati finanziari
L’indice S&P 500 ha registrato una flessione del 5,5% dall’inizio dell’anno, entrando così in una fase di correzione. La situazione è ancora più grave per il Nasdaq, che ha visto una perdita doppia rispetto all’S&P 500. Le aziende tecnologiche di grandi dimensioni, note come Big Tech, hanno visto svanire oltre 1.600 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato dal primo gennaio 2025. Le incertezze legate ai dazi doganali, come il recente scontro con il Canada, hanno sollevato preoccupazioni tra gli investitori. Le aspettative di inflazione stanno peggiorando, e solo la possibilità di una tregua in Ucraina ha contribuito a un leggero rimbalzo nella seduta di Wall Street, che ha comunque chiuso in rosso. Gli indicatori forniti dalla Federal Reserve Bank di New York evidenziano un deterioramento significativo in tre aree: tasso di disoccupazione, insolvenze e aspettative di accesso al credito. I consumatori statunitensi, infatti, prevedono un notevole deterioramento della loro situazione economica nel corso dell’anno, con un clima che si avvicina a una recessione.
Commercio e bilancia commerciale
Nella consueta relazione settimanale, la Casa Bianca ha ribadito la presenza dell’“Età dell’Oro”, ma la realtà degli investitori istituzionali ha creato un divario tra la popolazione e l’amministrazione. Insediatosi il 20 gennaio 2025, Trump ha cambiato più volte le sue posizioni sulle tariffe, con l’ultima misura che prevede l’aumento delle tariffe sulle importazioni di alluminio e acciaio dal Canada fino al 50%. Questo approccio ha generato incertezze, e a gennaio la bilancia commerciale ha mostrato un disavanzo di 131,4 miliardi di dollari, il peggiore degli ultimi dieci anni, se si esclude il valore registrato dopo l’aggressione russa in Ucraina nel marzo 2022. Le banche d’affari avvertono che la mancanza di chiarezza potrebbe aggravarsi, come evidenziato dagli analisti di Wells Fargo. Anche gli esperti di Citigroup hanno notato il crescente nervosismo nei mercati finanziari, con il rapporto tra disavanzo e Prodotto Interno Lordo che non mostra segni di miglioramento.
Previsioni sul Pil e spesa pubblica
Diversi indicatori economici mostrano un trend negativo. Il Prodotto Interno Lordo (Pil) ha registrato un incremento del 2,3% nel quarto trimestre, in calo rispetto al 3,1% del trimestre precedente. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale indicano una crescita del 2,7% per l’anno in corso, rispetto al 2,9% dell’anno scorso, con una previsione di ulteriore calo nel 2026, scendendo a 2,1%. Anche la spesa pubblica è destinata a rimanere alta, con il Congressional Budget Office che prevede un rapporto spesa/Pil stabile attorno al 23,1% nei prossimi due anni, senza significativi tagli previsti.
Impatto della politica commerciale
Gli esperti non hanno dubbi sull’impatto negativo della politica commerciale di Trump. Secondo lo European Council on Foreign Relations, i dazi imposti dal presidente stanno agendo come una tassa per gli americani. Modelli economici indicano che le tariffe introdotte nel 2018 hanno avuto un costo di 7,2 miliardi di dollari per l’economia statunitense. La Federal Reserve di New York ha riportato che la percentuale di famiglie che prevede un peggioramento della propria situazione finanziaria è salita al 27,4%, il livello più alto dal novembre 2023. Inoltre, gli interessi passivi sul debito pubblico sono destinati a crescere, passando dagli 881 miliardi di dollari di fine 2024 ai 952 miliardi di quest’anno.
Situazione politica e fiducia
Malgrado le turbolenze nei mercati, Trump e la sua amministrazione affermano di non essere preoccupati e continuano a puntare sull’obiettivo di riportare la produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, l’ultimo sondaggio della Federal Reserve di New York offre dati allarmanti: la probabilità percepita che i prezzi delle azioni aumenteranno nei prossimi dodici mesi è scesa al 37%, il valore più basso dal dicembre 2023. Con il debito in aumento e il malcontento della popolazione, la fiducia nei confronti dell’amministrazione Trump continua a diminuire, con il tasso di approvazione ai minimi storici dall’inizio del suo mandato.