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Salvare il settore automobilistico e collegare gli investimenti nella Difesa alla crescita economica rappresentano due obiettivi strategici per l’Italia nel 2025. La proposta di riconversione dell’industria automobilistica verso la produzione bellica è attualmente sul tavolo di Palazzo Chigi e dei ministeri dell’Economia, delle Imprese e della Difesa. Questa iniziativa è stata stimolata dall’esperienza di altri Stati membri dell’Unione Europea, dove simili progetti sono già stati avviati. Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha già esaminato le implicazioni di questa strategia: “Quando si parla di aumento della spesa per la difesa, il mio bilancio ne risente, ma è fondamentale valutare anche i benefici in termini di crescita economica”, ha dichiarato. A seguito di queste affermazioni, il Movimento 5 Stelle ha sollevato preoccupazioni, chiedendo chiarimenti riguardo a una riconversione che, secondo loro, comporterebbe un’“economia di guerra”.
Le preoccupazioni sul mercato
Il governo italiano sta affrontando un calo delle vendite nel settore automobilistico, una situazione che si prevede possa peggiorare ulteriormente. Ci sono timori riguardo ai rischi per le aziende italiane che forniscono componenti all’industria tedesca e per l’occupazione nel settore. L’esecutivo è consapevole che, se non agirà in fretta, l’Italia potrebbe perdere la sua filiera produttiva. Secondo alcune analisi, il comparto della Difesa potrebbe apportare un valore aggiunto significativo all’economia nazionale, superando la media dell’industria. Inoltre, il contesto internazionale, segnato da un possibile disimpegno degli Stati Uniti sulla questione ucraina e europea, richiede scelte decisive. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha avvertito che un incremento della spesa militare, per avvicinarsi alla media della NATO del 2,67% del PIL, comporterebbe un aumento del deficit italiano di oltre 25 miliardi di euro.
Le dichiarazioni di Giorgetti
Il 28 febbraio 2025, Giancarlo Giorgetti ha commentato la questione della riconversione del settore automotive verso la difesa, sottolineando che la spesa militare e gli investimenti in questo ambito devono essere considerati anche in relazione alla crescita economica. Ha evidenziato che l’aumento della spesa militare da solo non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi prefissati dai Paesi europei. Dall’opposizione, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle hanno espresso forti critiche, definendo la proposta come un “folle progetto” che impatterebbe gravemente sull’economia del Paese. Hanno richiesto una dichiarazione ufficiale da parte del governo, in particolare da parte di Giorgetti, Urso e Crosetto, per chiarire la situazione.
La situazione in Germania e le implicazioni europee
La questione della riconversione non è limitata all’Italia; anche la Germania sta attuando misure simili nel settore automobilistico. La compagnia Rheinmetall ha avviato la trasformazione delle sue fabbriche di Berlino e Neuss in centri di produzione militare. Altre aziende tedesche stanno seguendo il medesimo percorso, spostando l’attenzione dalla produzione di automobili a quella di armamenti, in risposta a una domanda in forte crescita. Tuttavia, anche in Germania si fa appello a una strategia europea coordinata. Annalena Baerbock, ministra degli Esteri tedesca, ha dichiarato che si impegnerà affinché il Consiglio europeo contribuisca a rendere il Patto di Stabilità e Crescita più flessibile. Ha anche sottolineato la necessità di un fondo europeo per la difesa, in considerazione delle sfide attuali.
Il futuro dell’industria automobilistica
Il settore automobilistico sarà al centro di un importante dialogo strategico programmato per la settimana a Bruxelles, dove la Commissione guidata da Ursula von der Leyen presenterà un piano d’azione per rilanciare l’industria automobilistica europea il 5 marzo 2025. Le indiscrezioni hanno già sollevato preoccupazioni tra gli addetti ai lavori. Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia e presidente dell’Automotive Regions Alliance, ha avvertito che se le voci provenienti da Bruxelles si rivelassero fondate, il settore automobilistico potrebbe affrontare una crisi irreversibile. Nonostante la situazione critica, Bruxelles sembra intenzionata a mantenere il focus sul Green Deal e sugli obiettivi per la mobilità elettrica. In un contesto in cui la produzione dell’industria automobilistica italiana ha registrato un calo del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il board della Filiera Automotive di Confindustria Emilia ha esortato l’Unione Europea e il governo a adottare un piano strategico differente.