Dazi: la Cina introduce nuove tariffe su prodotti statunitensi, cresce la tensione

La tensione commerciale tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, ha raggiunto un nuovo picco. A partire dal 10 marzo 2025, Pechino ha introdotto nuove tariffe più elevate, variabili tra il 10% e il 15%, su una serie di prodotti agricoli americani. Questa mossa si configura come una risposta all’ultima iniziativa del presidente statunitense Donald Trump, che ha incrementato i dazi sulle importazioni cinesi, portando il dazio generale al 20% dopo essere già stato fissato al 10% all’inizio di febbraio. Il Ministero delle Finanze cinese ha accusato Washington di compromettere il sistema commerciale multilaterale, intensificando ulteriormente le tensioni.

I dazi cinesi sui prodotti agricoli americani

Le nuove tariffe imposte dalla Cina riguardano diverse categorie di prodotti. Le tariffe più elevate, fissate al 15%, colpiscono articoli come pollame, grano, mais e cotone. Al contrario, i dazi su prodotti come soia, sorgo, carne suina e bovina, oltre a frutta e verdura restano al 10%. Questa strategia, secondo gli esperti, è stata progettata per colpire la base elettorale di Trump, mantenendo però un margine per possibili negoziazioni future. La mossa di Pechino si inserisce in un contesto di crescente conflittualità commerciale, dove entrambe le parti sembrano cercare un equilibrio tra ritorsione e dialogo.

Le prospettive di un accordo commerciale

L’analisi delle scelte cinesi sui prodotti soggetti a dazi suggerisce che Pechino stia cercando di colpire settori strategici per l’elettorato di Trump, senza però chiudere completamente la porta a un possibile accordo commerciale. Gli esperti ritengono che l’approccio cinese possa essere interpretato come un tentativo di mantenere aperti i canali di comunicazione, nonostante l’escalation delle tensioni. Questa strategia potrebbe favorire la ricerca di un compromesso tra le due nazioni, ora più che mai necessaria per evitare ulteriori danni alle rispettive economie.

L’economia cinese sotto pressione

La decisione di Pechino di aumentare i dazi arriva in un momento critico per l’economia cinese, che sta affrontando una serie di sfide, tra cui la debolezza dei consumi, una crisi del debito nel settore immobiliare e un tasso di disoccupazione giovanile elevato. Le esportazioni cinesi hanno mostrato un incremento del 2,3% nei primi due mesi dell’anno, un dato che segna un significativo rallentamento rispetto al 10,7% di crescita registrato a dicembre 2024. Questo contesto di fragilità economica rende le nuove tariffe ancora più preoccupanti per Pechino, che teme di aggravare ulteriormente la situazione interna.

Le accuse reciproche tra Stati Uniti e Cina

Il presidente Trump ha giustificato l’imposizione dei dazi sostenendo che la Cina non stia affrontando adeguatamente il problema delle droghe illecite, in particolare le spedizioni di Fentanyl verso gli Stati Uniti. Tuttavia, Pechino ha risposto che la vera causa di questa problematica risiede negli stessi Stati Uniti, accusando Washington di tentare di ricattare la Cina. Questo scambio di accuse non fa che alimentare ulteriormente le tensioni tra i due paesi, rendendo difficile il raggiungimento di un accordo.

Contromisure cinesi e il settore energetico

Oltre ai dazi sui prodotti agricoli, la Cina ha inserito 15 aziende statunitensi nella sua Export Control List, limitando l’accesso delle aziende americane a tecnologie a duplice uso. Tra le misure di ritorsione, Pechino ha anche annunciato dazi del 15% su carbone e gas naturale liquefatto e un’imposta del 10% sul petrolio greggio. Gli analisti stimano che l’impatto di queste tariffe sulle importazioni energetiche possa essere limitato, considerando che la Cina ha aumentato le importazioni di GNL dagli Stati Uniti, ma queste rappresentano solo una piccola frazione del totale di petrolio greggio importato.

Tariffe sui veicoli e l’industria automobilistica

Nel mese di febbraio, la Cina ha introdotto una tariffa del 10% su macchine agricole, pick-up e alcune auto di grossa cilindrata. Tuttavia, la Cina non è un grande importatore di pick-up americani, e la maggior parte delle sue auto proviene da Europa e Giappone. Questa tariffa, quindi, non avrà un impatto significativo sui consumatori cinesi. Inoltre, Pechino sta aumentando gli investimenti nel settore delle macchine agricole per migliorare la produzione interna e ridurre la dipendenza dalle importazioni.

Indagini antitrust e l’azienda PVH

Le misure contro gli Stati Uniti non si limitano ai dazi. La Cina ha avviato un’indagine antimonopolio su Google, il cui servizio di ricerca è bloccato nel paese dal 2010. Non è chiaro quali saranno le conseguenze di questa indagine. Inoltre, la Cina ha inserito la PVH, proprietaria dei marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger, nella lista delle entità inaffidabili, accusandola di adottare misure discriminatorie contro le aziende cinesi. Questo status potrebbe complicare ulteriormente le operazioni commerciali dell’azienda americana in Cina, portando a sanzioni e limitazioni.

Published by
Luca Lincinori