
In Cina, i lavori delle “Due Sessioni” sono ufficialmente iniziati oggi, 5 marzo 2025, in un contesto di massima sicurezza a Pechino. Queste riunioni annuali, che comprendono la Conferenza consultiva politica del popolo cinese e l’Assemblea nazionale del popolo, vedranno la partecipazione di oltre cinquemila delegati provenienti da ogni parte del Paese. Per sette giorni, la Grande sala del popolo, situata in un imponente edificio degli anni ’50 che si affaccia su Piazza Tiananmen, sarà il teatro di discussioni cruciali riguardanti la direzione economica e politica della Cina.
Il contesto economico e le sfide attuali
Questo evento rappresenta un momento chiave per il gigante asiatico, dove si discuterà degli obiettivi di crescita del PIL per il 2025, delle politiche necessarie per stimolare i consumi e delle reazioni dei mercati. Il governo cinese si trova a dover affrontare una serie di sfide, tra cui il rallentamento della domanda interna e un mercato immobiliare che stenta a riprendersi. A complicare ulteriormente la situazione ci sono le tensioni con l’amministrazione Trump, che ha portato all’imposizione di dazi sui prodotti cinesi e a controdazi da parte di Pechino sui beni agroalimentari statunitensi.
I dubbi sugli obiettivi di crescita fissati al 5 per cento
L’era degli obiettivi di crescita a doppia cifra per la Cina sembra ormai un ricordo. Con l’economia che affronta una domanda debole, una fiducia degli investitori incerta e una crisi immobiliare persistente, molti osservatori attendono con trepidazione le nuove politiche economiche. Per il 2025, gli analisti prevedono che Pechino manterrà un obiettivo di crescita “intorno al 5 per cento“, mentre è attesa una riduzione del target di crescita dell’indice dei prezzi al consumo “intorno al 2 per cento“, il che rappresenterebbe un abbassamento significativo rispetto all’anno precedente.
In questo clima di fragilità, il governo cinese sta attuando misure per ripristinare la fiducia tra consumatori e investitori. La questione dell’occupazione rimane centrale, con l’intento di stimolare la domanda interna e contrastare le pressioni deflazionistiche. Tuttavia, il crollo degli investimenti diretti esteri, che nel 2024 ha registrato un calo del 27,1 per cento in termini di yuan, desta preoccupazione, segnando la flessione più grave dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Il settore immobiliare, che in passato ha rappresentato oltre un quarto del PIL cinese, si trova ora in difficoltà a causa delle restrizioni creditizie imposte dal governo nel 2020. Queste misure hanno portato molti colossi del mattone sull’orlo della bancarotta, disincentivando gli investimenti da parte dei cittadini, che spesso acquistano case prima della loro costruzione. A complicare ulteriormente la situazione, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 14,2 per cento a maggio, mentre il timore di una deflazione sta influenzando negativamente i consumi, che storicamente hanno rappresentato un motore dell’economia cinese.
Le sfide del piano “Made in China 2025”
Il 2025 segna anche la scadenza del piano decennale “Made in China 2025”, avviato nel 2015 con l’intento di promuovere l’autosufficienza e l’innovazione in dieci settori chiave. In questo decennio, la Cina ha fatto progressi significativi, diventando un attore rilevante in numerosi settori tecnologici avanzati e colmando il divario con gli Stati Uniti. Con l’avvicinarsi della fine di questo piano, l’attenzione è rivolta a come Pechino intenderà continuare a promuovere l’innovazione e lo <strongsviluppo industriale.
Tuttavia, il 2025 è visto come un anno delicato dai leader cinesi, poiché coincide con il passaggio dal XIV al XV piano quinquennale, che definirà le strategie per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Nonostante la ripresa economica sia fragile, un rapporto di revisione di medio termine pubblicato alla fine del 2023 ha evidenziato che 16 dei 20 obiettivi principali sono stati raggiunti o superati. Restano però questioni irrisolte, come il consumo energetico, le emissioni di carbonio, la qualità dell’aria e i servizi di assistenza all’infanzia, che non hanno ancora raggiunto gli obiettivi prefissati.
Il messaggio di Xi Jinping sulle sfide economiche
Il leader cinese Xi Jinping ha recentemente sottolineato che l’economia del Paese deve affrontare “numerose difficoltà e sfide”. In un articolo pubblicato su Qiushi, testata ufficiale del Partito comunista cinese, Xi ha esortato alla promozione di uno “sviluppo sano e di alta qualità del settore privato“. Durante un incontro con i leader delle principali aziende tecnologiche, tra cui Jack Ma di Alibaba, Xi ha espresso la necessità di avere imprenditori privati pronti a rilanciare l’innovazione tecnologica per stimolare la crescita economica.
Il settore privato rappresenta oltre la metà dell’economia cinese e gioca un ruolo cruciale nell’occupazione urbana e nelle entrate fiscali. Dopo l’incontro con i rappresentanti delle industrie tecnologiche, Pechino ha annunciato nuove misure di supporto, inclusi incentivi per le aziende e misure contro la diffusione di informazioni false.
Le previsioni riguardanti le politiche economiche future sono piene di incertezze, con esperti che avvertono delle difficoltà nel raggiungere l’obiettivo di una crescita del PIL “attorno al 5 per cento“. Secondo Harry Murphy Cruise di Moody’s Analytics, raggiungere tale obiettivo sarà una sfida, con l’economia cinese “schiacciata” da vari fattori, tra cui i dazi statunitensi e la riduzione della spesa delle famiglie, che freneranno ulteriormente la crescita. Moody’s prevede che la crescita del PIL cinese rallenterà nel 2025, scendendo a circa il 4,2 per cento rispetto al 5 per cento del 2024.