
Roma, 12 marzo 2025 – Gli Stati Uniti si confermano come uno dei principali consumatori mondiali di pasta. Secondo i dati forniti dall’Ipo – International Pasta Organisation, nel 2024, il consumo pro capite di pasta negli Stati Uniti ha raggiunto i 8,8 chilogrammi all’anno. Tuttavia, la produzione interna non riesce a soddisfare la crescente domanda, portando a un significativo aumento delle importazioni di pasta. Nel 2024, l’Italia ha esportato negli Stati Uniti pasta per un valore di 805 milioni di euro, che rappresenta il 12% del totale dell’export agroalimentare italiano verso i paesi transatlantici. Per gli Stati Uniti, l’Italia è una delle fonti principali di approvvigionamento di pasta. La minaccia dei dazi al 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Stati Uniti, secondo una stima di Coldiretti, potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più, con un impatto di 170 milioni per la filiera della pasta. Le regioni più colpite da questa situazione potrebbero essere la Campania, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, che sono le principali aree di produzione. Anche altre regioni, come la Puglia, la Liguria, la Toscana e l’Abruzzo, giocano un ruolo significativo nella produzione di pasta.
Dazi Usa sulla pasta: a rischio Campania, emilia-romagna e lombardia
Per evitare un conflitto commerciale che potrebbe danneggiare sia i cittadini che le imprese europee e americane, Coldiretti e Filiera Italia hanno avviato contatti con le organizzazioni agricole statunitensi, in particolare con la Nfu, per avviare azioni diplomatiche. Si sta formando un’alleanza tra agricoltori italiani, americani e canadesi per fermare la guerra dei dazi, che avrebbe conseguenze devastanti sui flussi commerciali e sulle economie nazionali. In particolare, la Campania è responsabile del 19% della produzione nazionale, con il 13% dei pastifici italiani situati nella regione. L’Emilia-Romagna contribuisce per il 18%, ospitando l’8% dei pastifici del paese. La Lombardia, negli ultimi anni, ha visto un notevole aumento delle industrie pastarie, diventando una delle principali regioni produttrici di pasta in Italia. La Campania, in particolare, primeggia nel Sud per le vendite all’estero. Antonio Visconti, presidente dell’Asi di Salerno e leader di Ficei, la Federazione italiana consorzi enti industrializzazione, avverte che l’introduzione dei dazi potrebbe comportare una diminuzione di “almeno” un quinto delle vendite Oltreoceano per le aziende campane del food. I produttori di pasta e conserve potrebbero affrontare contrazioni tra il 20 e il 30% nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, a causa di un possibile spostamento dei consumatori americani verso alternative più economiche o locali. Questo potrebbe tradursi in una perdita di fatturato compresa tra i 300 e i 400 milioni di euro e un potenziale rischio di perdita di 7mila-8mila posti di lavoro.
Nel 2024 export pasta per oltre 1,4 miliardi euro
Dai dati di Nomisma emerge che i principali mercati di destinazione dei prodotti pastari italiani non sono solo quelli comunitari. Infatti, dopo la Francia, seguono il Regno Unito e gli Stati Uniti. Nei primi quattro mesi del 2024, l’export di pasta italiana ha superato i 1,4 miliardi di euro, con un incremento del 6,6% nel giro d’affari, sebbene questo valore sia ancora influenzato dalle fluttuazioni dei prezzi di energia, materie prime e servizi di trasporto. Il mercato statunitense si conferma cruciale per l’export della pasta italiana, come dimostrato dai dati del 2023, che collocano la filiera al quarto posto tra le categorie merceologiche più vendute negli Stati Uniti, con un valore di 597 milioni di dollari.
L’Italia prima al mondo per produzione di pasta: 3,7 milioni di tonnellate nel 2023
Un’analisi dell’Area Studi Mediobanca evidenzia che l’Italia è il primo produttore mondiale di pasta, con 3,7 milioni di tonnellate, pari al 22,3% del totale. Nel 2023, l’Italia ha mantenuto il primato come principale esportatore di pasta, con 2,1 milioni di tonnellate, che rappresentano il 43% del totale, superando la Turchia, che ha esportato 1,3 milioni di tonnellate. Questo primato è supportato dalla leadership italiana nella produzione di grano duro, con 3,8 milioni di tonnellate che costituiscono il 12% del totale mondiale, dietro solo al Canada (15%). La Puglia è la regione leader nella produzione di grano duro, contribuendo con il 23,2% del totale nazionale. Un quarto della pasta italiana venduta all’estero proviene dalla Campania, che rappresenta il 19% della produzione nazionale e il 13% dei pastifici. L’Emilia-Romagna si colloca al secondo posto sia per le esportazioni (20,4% del totale) sia per il volume della produzione (18%), con l’8% dei pastifici. La Sicilia, pur avendo il maggior numero di molini (36% nazionale), produce solo il 7% della pasta e contribuisce con lo 0,4% all’export. I pastifici del Mezzogiorno, con un fatturato medio di 115 milioni, sono i più grandi d’Italia, seguiti da quelli del Nord Est con 105 milioni. Le esportazioni nel 2023 hanno rappresentato il 52,6% del giro d’affari complessivo, in crescita di 5,1 punti rispetto al 2019.
Dal 2021 prezzo pasta salito del 23%
La crescente minaccia dei dazi preoccupa produttori e consumatori italiani. Il settore della pasta potrebbe subire un ulteriore colpo, dopo un aumento medio dei prezzi al consumo del 17,4% nel 2022, dovuto al ritorno dell’inflazione, quasi il doppio rispetto al settore alimentare in generale (+9,3%). Nonostante una leggera flessione registrata nel 2024, i prezzi della pasta rimangono significativamente più alti rispetto al 2021. Secondo il monitoraggio dei prezzi dei prodotti alimentari di Altroconsumo, nel settembre 2021, il costo medio era di 1,32 euro al chilogrammo, evidenziando un aumento del 23% nel corso di tre anni.