La recente tornata di nomine nella Regione Piemonte ha suscitato un acceso dibattito sulla flessibilità lavorativa e sull’intercambiabilità dei ruoli all’interno degli enti pubblici. Mentre per molti cittadini il cambiamento di carriera può sembrare un’impresa ardua, per i dirigenti selezionati dalla Regione sembra essere una prassi consolidata. Le ultime scelte del Consiglio regionale piemontese offrono un quadro chiaro di questa dinamica.
Il Csi, il principale ente informatico del Piemonte, è stato affidato a Emilio Bolla, che fino a poco tempo fa gestiva le case popolari torinesi. Al contempo, la guida dell’Ires, l’istituto per le ricerche economiche e sociali, è passata a Alessandro Sciretti, ex responsabile dell’ente che si occupa delle residenze universitarie e delle borse di studio. Questi cambiamenti, avvenuti nel marzo 2025, evidenziano come la transizione tra ruoli diversi non rappresenti un ostacolo, ma anzi un’opportunità per chi ha una solida rete politica alle spalle.
La questione centrale di queste nomine è il pedigree politico dei nuovi dirigenti. Bolla, 66 anni, ha una lunga carriera alle spalle, iniziata come sindaco di Bricherasio e proseguita con un seggio nel Consiglio regionale per Forza Italia. D’altra parte, Sciretti, 44 anni, si è fatto un nome come libero professionista e militante della Lega, ricoprendo anche il ruolo di consigliere di Circoscrizione a Barriera di Milano. Entrambi i dirigenti avrebbero preferito rimanere nei loro precedenti incarichi, dove i compensi erano decisamente più elevati.
Le recenti elezioni regionali hanno innescato una vera e propria girandola di poltrone, con Fratelli d’Italia che ha ottenuto la presidenza di enti chiave come l’Atc e l’Edisu. Roberta Piano, 40 anni, è stata designata per l’Atc, mentre Maurizio Pedrini, 52 anni, è stato scelto per l’Edisu. Entrambi hanno un forte legame con la politica locale, con Piano che ha lavorato presso il Dipartimento Affari regionali di Palazzo Chigi e Pedrini che è un noto coordinatore metropolitano di Fratelli d’Italia.
In questo contesto, i curriculum dei nuovi dirigenti possono contare, ma solo fino a un certo punto. L’importanza del legame politico sembra prevalere sulla mera esperienza professionale, sottolineando un sistema in cui le relazioni e le affiliazioni politiche svolgono un ruolo cruciale nella formazione delle dirigenze pubbliche.