Cassa integrazione per 50mila lavoratori in Lombardia: crisi per cioccolato e seta

Milano, 3 marzo 2025 – L’economia lombarda si trova in una fase critica, simile a una locomotiva che procede a scartamento ridotto. La situazione è aggravata dalla crisi del settore automotive, in gran parte dovuta ai legami con la Germania, dall’inflazione e dalla crescente possibilità di dazi imposti dagli Stati Uniti, un tema reso ancora più urgente dalle recenti dichiarazioni di Donald Trump.

Il malessere economico è ben rappresentato dai dati sulla cassa integrazione, che coinvolge oltre 47.000 lavoratori nella regione, con un incremento di quasi 9.000 unità rispetto al 2023. A questo numero si aggiungono altri 1.200 dipendenti coperti dai contratti di solidarietà. Nel 2024, in Lombardia, sono state autorizzate 96 milioni di ore di cassa integrazione, segnando un aumento del 22,6% rispetto all’anno precedente.

Sezione della cassa integrazione

L’aumento più significativo è stato registrato nella cassa integrazione ordinaria, che ha visto un incremento del 28,4%, mentre la cassa straordinaria è aumentata dell’8%. Al contrario, la cassa in deroga ha subito una riduzione del 18%. Il settore edilizio ha vissuto un’impennata del 95,5% nelle ore autorizzate, evidenziando le difficoltà di un comparto in crisi. Anche l’industria ha registrato un notevole aumento del 23,2%, mentre il commercio ha subito una flessione del 23,1%.

La provincia più colpita è Brescia, con 9.682 lavoratori coinvolti, un incremento dell’8,2% rispetto al 2023. Milano segue con 7.722 posizioni aperte (+6,8%), mentre Bergamo conta 7.483 operai e impiegati che ricorrono agli ammortizzatori sociali, segnando un aumento del 43,9%.

Analisi delle province lombarde

La cassa integrazione è in crescita in tutte le province lombarde. Dove si registra una diminuzione, come a Lodi e Cremona, con un calo rispettivamente del 21,5% e dell’11,9%, il dato non deve essere frainteso: molte aziende hanno chiuso, portando a licenziamenti. La maggior parte dei settori sta affrontando difficoltà, sebbene per motivi diversi.

Il settore tessile, ad esempio, è penalizzato dall’aumento dei costi delle materie prime, in particolare per l’energia. A Como, il primo distretto serico d’Italia, la cassa integrazione è aumentata del 44,9%, coinvolgendo 4.549 lavoratori. A Lecco, la crisi del settore automotive e la contrazione dell’industria meccanica hanno portato a un aumento delle richieste di cassa del 71,8%.

Anche il settore alimentare non è immune a questa crisi. La storica azienda Zaini di Milano, nota per il cioccolato, sta trattando per 25 esuberi, pari a un quarto della propria forza lavoro, a causa di un calo delle vendite. In provincia di Mantova, la peste suina ha costretto le aziende Grazzi Srl (40 dipendenti) e Rosa Srl (30 dipendenti) a ricorrere alla cassa integrazione. La Nestlé di Assago, con oltre 500 lavoratori, è in fase di ristrutturazione per un calo del fatturato, con 61 dipendenti a rischio.

Situazione critica in altri settori

La Heineken di Sesto San Giovanni sta trattando per 40 esuberi su più di 500 dipendenti, mentre alla Campari, con 300 dipendenti, è stato siglato un accordo di mobilità. La Galbani di Melzo, con 100 dipendenti, ha ottenuto la cassa integrazione a causa di un calo nelle vendite di salumi.

Nel settore grafico, Tiber di Brescia ha annunciato 48 esuberi per cessata attività, mentre alla Nokia di Vimercate si prevedono 47 esuberi su un totale di 992 dipendenti per riorganizzazione. La Progest di Mantova ha attivato un contratto di solidarietà per 77 lavoratori.

Nella provincia di Bergamo, la Elcograf di Madone ha richiesto cassa integrazione per 300 dipendenti, mentre le Cartiere Paolo Pigna di Alzano hanno siglato un accordo di solidarietà per 88 operai e tecnici. Il settore metalmeccanico, in particolare, sta vivendo una vera e propria crisi, con oltre un centinaio di aziende coinvolte, principalmente nelle province di Bergamo e Brescia.

Anche l’hi-tech è in difficoltà: alla Siae Microelettronica di Cologno Monzese, strategica per le telecomunicazioni, è aperta una vertenza che coinvolge 580 dipendenti. La situazione è incerta anche per StM ad Agrate, dove il numero dei dipendenti è dieci volte superiore.

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Luca Lincinori