La Commissione Europea continua a mantenere una posizione ambivalente riguardo ai biocarburanti, come evidenziato dalle recenti dichiarazioni di Gianni Murano, presidente di Unem, l’associazione delle aziende petrolifere. Murano ha sottolineato che l’unico aspetto positivo è l’accelerazione, sollecitata dal governo italiano, per una possibile revisione degli standard di emissione per auto e furgoni, che potrebbe finalmente favorire l’uso dei biocarburanti. La crescente domanda e produzione di biofuel è un tema centrale nel dibattito sulla decarbonizzazione, che può essere affrontato attraverso l’uso di diverse tecnologie. Neste, un importante gruppo finlandese specializzato nella produzione di biocarburanti, prevede che la domanda di diesel rinnovabile in Europa raggiungerà 11 milioni di tonnellate entro il 2030, triplicando i 4 milioni del 2023. Anche Greenea, un’azienda francese attiva nel settore, stima che la produzione di biodiesel in Europa nel 2025 sarà di 11,3 milioni di tonnellate, rispetto ai 3,5 milioni del 2020.
Negli ultimi anni, la produzione mondiale di biocarburanti ha registrato una significativa crescita, aumentando del 44% dal 2015 al 2024, secondo i dati forniti da Unem basati su informazioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie). L’Europa detiene attualmente il 13% della produzione globale, con i principali produttori che includono Germania, Francia, Spagna e Italia. Riccardo Marchetti, CEO di Adamant Group, ha evidenziato il dinamismo crescente in paesi come Italia, Belgio e Svezia, che stanno investendo in impianti per biocarburanti avanzati e progetti di economia circolare. L’Italia, grazie al quadro normativo Red II e Red III e alla disponibilità di materie prime come scarti agricoli e oli esausti, sta attirando investimenti significativi nella produzione sostenibile. Nonostante non abbia i volumi produttivi di Germania o Francia, Italia vanta una filiera di raccolta di materie prime avanzate e poli industriali capaci di gestire feedstock complessi. Questo posizionamento consente all’Italia di avere un ruolo cruciale nella produzione di biofuel avanzati per il trasporto marittimo e aereo, con Adamant che sta attuando progetti e partnership strategiche in questo ambito.
Le stime di Unem indicano che nel 2024 la produzione di biocarburanti in Italia si attesta intorno a 1,2 milioni di tonnellate, equivalenti a circa 25mila barili al giorno, mantenendo una stabilità rispetto al 2023. In Italia operano già due bioraffinerie, parte delle nove presenti in Europa. La capacità produttiva italiana di biocarburanti è attualmente di circa 2,8 milioni di tonnellate all’anno, con potenzialità di crescita che potrebbero portare a oltre 5 milioni nei prossimi anni, consentendo di sostituire oltre il 15% dei combustibili fossili. Le proiezioni indicano che i consumi di prodotti petroliferi in Italia si ridurranno di quasi 8 milioni di tonnellate entro il 2030, mentre i biocarburanti e altri carburanti a basse emissioni passeranno da 1,7 milioni a 3,7 milioni di tonnellate nel 2030 e a circa 9 milioni nel 2040. Se si includono anche i biogas, le stime indicano un arrivo a circa 5 milioni di tonnellate nel 2030, superando i 10 milioni nel 2040.
Eni si conferma come leader nella produzione di carburanti in Italia, con Enilive che attualmente ha una capacità di bioraffinazione di 1,65 milioni di tonnellate all’anno. Dalla bioraffineria di Marghera possono essere prodotte 400mila tonnellate all’anno di Hvo, mentre da quella di Gela si raggiungono 736mila tonnellate. Dal 2025, Eni inizierà a produrre anche Saf (sustainable aviation fuel). Entro il 2026, sarà completata la conversione dell’impianto di Livorno in bioraffineria, con una capacità prevista di 500mila tonnellate all’anno. Inoltre, l’aumento della capacità della bioraffineria di Marghera a 600mila tonnellate annue è previsto per il 2027. Eni sta sviluppando una quarta bioraffineria in Italia, insieme ad altre in Malesia e Corea del Sud. L’azienda ha fissato l’obiettivo di raggiungere oltre 5 milioni di tonnellate di capacità di produzione di biocarburanti entro il 2030, con un’ulteriore opzione per la produzione di Saf di oltre 2 milioni di tonnellate, supportata da investimenti significativi in tecnologie avanzate.
In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità, Hera sta avviando esperimenti di circolarità attraverso accordi con importanti aziende della ristorazione collettiva, come Camst Group, Cirfood, Elior, Chef Express e Roadhouse, per la raccolta di oli alimentari esausti. Nel piano industriale 2024-2028, il gruppo bolognese prevede di aumentare la raccolta da 1.128 tonnellate all’anno a 8.000 tonnellate entro il 2028, contribuendo così alla trasformazione di questi rifiuti in biocarburanti.