
A tre anni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, la pressione sul territorio ucraino rimane elevata, mentre la capacità di avanzare sul fronte continua a essere limitata. Nel contempo, l’economia ucraina mostra segni di surriscaldamento. Di seguito, si analizza il contesto economico attuale, con particolare riferimento al rapporto “Ucraina anno III” redatto da Alexandru Fordea, Responsabile Desk Geoeconomia del CeSi.
La situazione economica della Russia
Nel valutare l’andamento dell’economia russa, è cruciale evitare di applicare categorie tipiche di un’economia di pace. Infatti, il Cremlino ha avviato un processo di mobilitazione delle proprie risorse, trasformando i modelli produttivi e le scelte commerciali in un’ottica di economia di guerra. Questa distinzione è fondamentale: mentre l’economia di pace mira a migliorare il benessere dei cittadini attraverso la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), l’economia di guerra è orientata a sostenere lo sforzo bellico, con misure come la sospensione dei diritti sindacali e l’introduzione di turni di lavoro forzati. In questo contesto, è lecito vendere beni a prezzi inferiori al loro valore di mercato per raccogliere fondi rapidamente e indebolire i concorrenti.
Dopo l’imposizione delle sanzioni nel 2022, molti analisti avevano previsto un crollo dell’economia russa. Inizialmente, i primi mesi hanno rappresentato un vero e proprio shock, ma già nell’estate successiva, l’economia ha mostrato segni di ripresa. Nel 2024, le economie europee hanno subito una recessione, in parte a causa dell’effetto boomerang delle stesse sanzioni. Mosca ha saputo limitare l’impatto iniziale grazie all’esplorazione di nuovi mercati e all’espansione di quelli già esistenti.
Dopo una contrazione del PIL del -2,1% nel 2022, la Russia ha registrato una crescita del 3,6% nel 2023, con previsioni superiori al 5% per il 2024. Tuttavia, le stime per il 2025 sono più contenute, attorno al 2,5% secondo le istituzioni russe e all’1,4% secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI). La Cina si è rivelata un partner commerciale chiave, con l’interscambio tra le due nazioni che ha raggiunto nel 2024 oltre 220 miliardi di euro, segnando un incremento rispetto all’anno precedente.
Le esportazioni russe verso la Cina si concentrano principalmente su materie prime come legname e petrolio. Questo trend è probabile che continui anche in caso di cessazione del conflitto e di ripresa delle relazioni con l’Europa, considerando le difficoltà nel normalizzare i rapporti.
Le sfide economiche dell’Ucraina
Per quanto riguarda l’economia ucraina, il quadro è complesso e caratterizzato da diverse criticità . Dopo un crollo del PIL del 28,8% nel 2022, l’economia ha mostrato una timida ripresa con un aumento del 5,3% nel 2023 e previsioni attorno al 3,5% per il 2024. Tuttavia, ogni trimestre del 2024 ha registrato una crescita inferiore rispetto all’anno precedente, ostacolata da problemi di sicurezza, carenza di lavoratori qualificati e dalla continua distruzione delle infrastrutture energetiche.
L’Ucraina vive una situazione di guerra su vasta scala, con un’inflazione al consumo che ha raggiunto il 10% anno su anno. Già a febbraio 2022, i prezzi dei beni e dei servizi erano aumentati del 10% rispetto all’anno precedente, mentre l’invasione russa ha accelerato questa crescita, toccando un picco del 26,6% nell’ottobre 2022. Le cause di questa inflazione includono la distruzione degli impianti di produzione e l’interruzione delle catene di approvvigionamento.
Nel 2023, la situazione sembrava migliorare, ma nel 2024 l’inflazione ha ripreso a crescere, in gran parte a causa della mancanza di introiti dai raccolti e della carenza di elettricità e manodopera, raggiungendo il 12% a dicembre.
Un tema centrale per il futuro rimane la ricostruzione del Paese, nel caso di un accordo per la cessazione delle ostilità . Le risorse presenti nel territorio ucraino potrebbero giocare un ruolo cruciale. Il Presidente Trump ha suggerito che, in cambio dell’assistenza militare statunitense, l’Ucraina potrebbe fornire ingenti quantità di terre rare, valutate in centinaia di miliardi di euro. Questa richiesta, pur avendo una forte valenza politica, evidenzia la potenziale competizione per l’accesso a giacimenti di materie prime critiche, in particolare da parte di attori come l’Unione Europea e la Cina.
L’Ucraina è ricca di giacimenti di litio, grafite, titanio e altre materie prime. In particolare, il litio è presente a Polokhivske, dove si prevede un progetto di estrazione di 1,5 milioni di tonnellate annue. Altri giacimenti di grafite si trovano a Balakhivske e Zavalivskiy, mentre il titanio è estratto in diverse località della regione di Kirovograd.
Prospettive future e ricostruzione
Il costo stimato per la ricostruzione dell’Ucraina in un contesto post-bellico potrebbe superare i 500 miliardi di euro, secondo le stime della Banca Mondiale. L’Unione Europea ha attivato un meccanismo di sostegno per il periodo 2024-2027, con un contributo finanziario previsto di 50 miliardi di euro, soggetto a condizioni legate alle riforme. Inoltre, la Banca Mondiale ha approvato la creazione di un fondo di intermediazione finanziaria, con contributi principalmente da Stati Uniti, Canada e Giappone, del valore di oltre 40 miliardi di euro. Tuttavia, la nuova amministrazione americana e le tensioni nei rapporti tra Trump, Zelensky e altri leader euro-atlantici potrebbero influenzare l’efficacia di tali iniziative.
La situazione economica in Ucraina, segnata da sfide significative e opportunità di crescita, richiederà un’attenta gestione e una pianificazione strategica per affrontare le difficoltà attuali e costruire un futuro sostenibile.