Acconti Irpef non dovuti: il governo interviene per risolvere la situazione

Il governo italiano sta affrontando una situazione critica riguardo ai prossimi acconti dell’IRPEF, che sono stati calcolati utilizzando le vecchie quattro aliquote anziché le tre nuove introdotte dalla recente riforma fiscale. Questo problema è emerso dopo che la CGIL ha denunciato il rischio che i lavoratori dipendenti e i pensionati, obbligati a presentare il modello 730, possano trovarsi a dover versare un importo aggiuntivo compreso tra 75 e 260 euro. In risposta a questa segnalazione, il governo prevede un intervento correttivo che potrebbe ammontare a circa 250 milioni di euro. Secondo quanto riportato dall’agenzia Agi, il Vice Ministro dell’Economia, Maurizio Leo, è pronto a mettere in atto questo correttivo.

Intervento per evitare penalizzazioni

L’intento dell’amministrazione è chiaro: evitare qualsiasi tipo di penalizzazione per i contribuenti. Nei giorni scorsi, la CGIL ha evidenziato che per il calcolo degli acconti relativi ai periodi d’imposta 2024 e 2025 si continuerà ad applicare aliquote e detrazioni non più valide dal 2024. Durante la stesura del provvedimento, i tecnici avevano già sollevato dubbi riguardo alla copertura finanziaria, evidenziando una potenziale scopertura di cassa legata alla nuova modulazione delle aliquote IRPEF.

Nota ufficiale del Ministero dell’Economia

Il Ministero dell’Economia ha rilasciato una nota in merito, spiegando che sono giunte segnalazioni da parte di alcuni CAF riguardo a un aumento del carico fiscale per i lavoratori dipendenti. Questi potrebbero essere costretti a versare l’acconto IRPEF per il 2025, anche in assenza di redditi aggiuntivi rispetto a quelli già soggetti a ritenuta d’acconto. Secondo il Ministero, il maggiore onere fiscale deriverebbe dall’applicazione di disposizioni contenute nel decreto legislativo del 30 dicembre 2023, n. 216. Questo decreto prevede la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 25% al 23% per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro e l’aumento della detrazione per lavoro dipendente da 1.880 euro a 1.955 euro. Tuttavia, tali misure non si applicano per il calcolo degli acconti dovuti per gli anni 2024 e 2025, che devono considerare la normativa vigente nel 2023.

Il Ministero ha chiarito che l’incongruenza segnalata dai CAF deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni IRPEF sono stati inizialmente modificati in via temporanea per un solo periodo d’imposta (2024) e poi stabilizzati per il 2025. Inoltre, è stato specificato che le modifiche alla disciplina IRPEF dovevano sterilizzare gli effetti solo per gli acconti dovuti dai contribuenti con una differenza a debito di IRPEF, ovvero coloro che percepiscono redditi aggiuntivi.

Il pasticcio degli acconti IRPEF: il prossimo 730 e i versamenti non dovuti

La nota del Ministero continua a chiarire che l’intenzione del legislatore non era quella di colpire i lavoratori dipendenti e i pensionati, i quali, in assenza di altri redditi, non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi. Pertanto, l’articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 216/2023 deve essere interpretato in modo tale che l’acconto per il 2025 è dovuto solo nei casi in cui la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, i crediti d’imposta e le ritenute d’acconto superi i 51,65 euro, calcolata secondo le normative vigenti per il periodo d’imposta 2024.

Il Ministero conclude affermando che, in considerazione dei dubbi interpretativi, il governo interverrà anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per il calcolo dell’acconto. Questo intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ulteriori oneri ai contribuenti.

CGIL soddisfatta per l’intervento del governo

La CGIL ha espresso soddisfazione per aver difeso i diritti dei lavoratori, spingendo il governo a rivedere una norma considerata profondamente ingiusta. Christian Ferrari, segretario confederale della CGIL, e Monica Iviglia, presidentessa del Consorzio nazionale CAF CGIL, hanno commentato che se le promesse si tradurranno in azioni concrete, si garantirà l’applicazione delle tre aliquote del 2025 per il calcolo dell’acconto IRPEF. Questo è cruciale per proteggere salari e pensioni di milioni di cittadini, già messi a dura prova dall’alta inflazione degli ultimi anni.

Errore da correggere

Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, ha riconosciuto che si è verificato un errore e ha affermato che l’esecutivo e il Parlamento devono correggerlo entro giugno. Ha dichiarato che il governo ha commesso un pasticcio basandosi sulle vecchie quattro aliquote anziché sulle attuali tre, imponendo ai contribuenti un prestito forzoso. Antonio Misiani, responsabile economico del PD, ha sottolineato che questo rappresenta un secondo errore fiscale, poiché il governo ha trascurato i contribuenti con redditi tra 8.500 e 9.000 euro, che non riceveranno più il trattamento integrativo di 1.200 euro. Ha inoltre evidenziato che nel 2024 la pressione fiscale ha raggiunto il 42,6%, il valore più alto dal 2015.

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Luca Lincinori